The Hatred between Obama and Putin Is the Setting for a ‘Hot War’

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La contrapposizione Usa-Urss è differente da quella del Novecento. La rivalità tra i due va oltre la politica: uno scontro umano, dove la mediazione è impossibile

Non è la nuova Guerra Fredda. È qualcosa di diverso, di nuovo, di moderno. Obama-Putin sono nemici che giocano una sfida differente da quella Usa-Urss del Novecento.

Qui, ora, c’è un mondo decisamente più complicato da gestire. Stati Uniti e Russia non sono soli. C’è la Cina, c’è il mondo arabo, c’è un’Europa geneticamente modificata.

Obama e Putin non rappresentano due mondi opposti che si scontrano, ma interessi diversi nello stesso mondo. È un conflitto molto più personale di prima, e prova ne è che Putin ha governato con Bush alla Casa Bianca e non ha avuto gli stessi problemi che sta avendo ora con Obama. Allo stesso modo non avrebbe gli stessi ostacoli che ha oggi se al Cremlino ci fosse qualcun altro. Ecco perché questa è una Guerra Calda. È geopoliticamente personale, all’opposto di quella totalmente impersonale che ci ricordiamo fino al 1989.

Putin e Obama si parlano a stento, non si cercano, non si riconoscono. Siria, Iran, Ucraina, energia: si sono scontrati su tutto e su tutto non si sono trovati. Mai una mediazione: Obama voleva bombardare Assad in Siria, Mosca si oppose. Alle Nazioni Unite, Putin ha fatto ostruzionismo su ogni risoluzione con incluso il via libera all’azione militare. Successivamente, ha sponsorizzato, facendola passare per una sua iniziativa, una proposta di soluzione diplomatica: eliminazioni delle armi chimiche in cambio di uno stop all’attacco della Nato o di una coalizione occidentale. L’idea iniziale era del segretario di Stato Usa, John Kerry, ma per il mondo è passato il messaggio opposto. Con una complicazione in più: difendendo Assad, Putin è diventato il baluardo dell’anti-islamismo, facendo passare Obama e il resto dell’Occidente come una banda di pazzi che volevano finanziare e appoggiare i nemici di Assad (ovvero I guerriglieri poi trasformatisi in Isis) rivelatisi poi più pericolosi di lui.

Anche in Iran la tensione tra i due ha raggiunto livelli massimi. Obama ha adottato la linea morbida, i Repubblicani al Congresso l’hanno incalzato e Putin ha seminato zizzania: sfruttando la tutela ad Assad ha stretto relazioni più forti con Teheran con un obiettivo solo: limitare la presenza degli Usa nella penisola araba.

La crisi in Ucraina ha fatto il resto. Obama ha ammonito la Russia a non fare mosse troppo forti. Putin ha risposto con l’occupazione della Crimea, poi con l’invasione in Ucraina e la gestione della Guerra civile. L’Europa ha giocato il solito ruolo da rimorchio: a ruota degli Stati Uniti con le sanzioni pesantissime che hanno azzoppato la Russia, ma che inevitabilmente hanno colpito di riflesso la stessa Europa. Il massimo dell’odio Obama-Putin s’è reso evidente alla riunione dell’Apec, a novembre: si sono visti, hanno parlato un po’. Uno «strano bilaterale» è stato definito dai media di tutto il mondo. Loro due in piedi, a margine del vertice del Pacifico e sembra che l’inquilino del Cremlino abbia persino cercato (senza riuscirci) di dare una pacca sulla spalla al presidente americano. A giugno, durante l’anniversario dello sbarco in Normandia, i due si erano evitati durante una foto di gruppo, anche se poi si erano parlati in un breve incontro privato. Risultato? Nessuno a giugno, nessuno a novembre. Perché i nemici di oggi sono diversi da quelli del passato. Quella pacca mancata è un segno più evidente di molti altri: la distanza è umana, oltre che politica. È personale, oltre che strategica. Non si capiscono, non si cercano. L’indipendenza energetica degli Stati Uniti è il macrotema su cui il mondo si interrogherà nei prossimi mesi. Putin non starà fermo, non ora che con l’embargo voluto dagli Stati Uniti e adottato dall’Europa, la Russia è in gravi difficoltà. Di chi è la colpa? Di Obama, pensa il presidente russo. È una nuova retorica antiamericana, quella che è già partita a Mosca. È all’opposto una nuova retorica anti-russa quella che c’è da tempo in America. Nessuno pensa all’idea di una Guerra nucleare, ora. Né a una Guerra fredda strisciante. La Guerra è latente. C’è già. Continuerà così. È calda, è personale. È un duello, si vede.

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