“Continuiamo a incoraggiare una soluzione diplomatica e pacifica. Crediamo che nel XXI secolo non possiamo restare a braccia conserte e permettere che i confini europei vengano ridisegnati con la minaccia di una pistola puntata alla tempia”. A parlare è il presidente Usa Barack Obama, durante la conferenza stampa dopo il bilaterale con la cancelliera tedesca Angela Merkel. I due si sono visti lunedi alla Casa Bianca, poco prima del vertice di Minsk tra Putin, Hollande, Poroshenko e la stessa Merkel, per tentare di risolvere la crisi ucraina arrivando a un immediato cessate il fuoco e mettendo le basi per un accordo duraturo. Si può dire, dunque, che Obama voglia la guerra per risolvere lo scontro diplomatico – e politico – con la Russia? Se ascoltiamo la “campana russa” ovviamente sì. Ma la realtà è davvero questa?
La posizione degli Stati Uniti è ferma: “È chiaro che la Russia ha violato tutti gli accordi sul cessate il fuoco di Minsk” – ha detto Obama -. Le forze russe continuano con i loro attacchi e, invece di ritirarsi, la Russa ha mandato altre unità. Questo dimostra che Mosca sostiene i separatisti nei loro tentativi di prendere il controllo di altri territori” nell’Ucraina orientale. Washington fa la voce grossa. L’Europa, invece, continua a mediare, dando (forse) un’immagine di estrema debolezza e divisione nei confronti dell’altra sponda dell’Atlantico. Ma potrebbe essere un gioco delle parti: il “poliziotto buono” (l’Europa) e il “poliziotto cattivo” (gli Usa), in realtà perseguono lo stesso obiettivo. E sono d’accordo sui rispettivi ruoli da interpretare. Alla vigilia del vertice di Minsk l’Europa ha fatto sapere che ritarderà una nuova tornata di sanzioni. Intanto gli Stati Uniti stanno valutando la possibilità di inviare armi a Kiev, tra cui missili anticarro. Lo scorso settembre sempre a Minsk era stato firmato un accordo in nove punti che prevedeva un cessate il fuoco e una zona demilitarizzata. Ma il patto è stato rotto nelle ultime settimane: i filorussi danno la colpa a Kiev, il governo ucraino accusa i ribelli di aver ricominciato ad attaccare le proprie truppe.
“La possibilità di usare armi letali è una delle opzioni” valutate per sostenere l’esercito di Kiev nel conflitto nell’est dell’Ucraina, ha detto a chiare lettere Obama. Ma allo stato attuale “non sono state prese decisioni in merito”. Si tratta solo di un’opzione. La cancelliera Merkel sottolinea come sia importante fare “uno sforzo ulteriore” per trovare un accordo tra Kiev e Mosca. Ma, ribadisce, “il successo non è garantito”. Tutto può precipitare da un momento all’altro.
Obama chiarisce che l’obiettivo dell’America “non è rendere l’Ucraina equipaggiata per operazioni offensive ma difensive”. E ancora: “Sfortunamente la Russia ha preso decisioni che sono cattive per se stessa, per l’Europa e per il mondo. Alla luce di queste decisioni, dobbiamo mostrare (alla Russia, ndr) che il mondo è unito nell’imporre costi”. Quanto alle divisioni con il Vecchio continente, Obama getta acqua sul fuoco: “La partnership tra Usa e Ue continuerà ad essere ferma, salda, solida, anche se su alcune cose non saremo d’accordo”.
Se vuoi la pace, prepara la guerra. La locuzione latina è nota a tutti: agli Stati Uniti, alla Russia e all’Europa. Ma non è detto che la “vera guerra” sarà combattuta con le armi. Se la strada della diplomazia con Mosca non avrà successo nella risoluzione della crisi ucraina, ha detto Obama, “aumenteremo le sanzioni, non ci fermeremo fino a quando non riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo”. Finora, ha aggiunto, “abbiamo creato un balzo negativo sull’economia russa. Auspico che per Mosca i costi da pagare diventino abbastanza alti da convincere Putin a intraprendere la strada della soluzione diplomatica”.
Per vincere è necessario mostrare i muscoli ed essere pronti a usarli senza alcuna esitazione. Ogni minimo tentennamento determina un vantaggio enorme per l’altra parte. Se vuole imporsi in questa delicatissima partita Obama dovrà trarre ispirazione da Reagan, vero vincitore della Guerra fredda. Lo vorrà (saprà) fare?
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