Come Hillary Clinton eviterà gli errori del 2008
Ora che la candidatura è ufficiale, per l’ex Segretario di Stato il lavoro vero è costruire una piattaforma vincente: fra i democratici e nel paese
Quando nel 2008 chiesero all’allora senatore Barack Obama come avrebbe potuto definire la sua rivale nelle primarie democratiche Hillary Clinton, lui rispose “abbastanza piacevole”. Aveva ragione. Non lo era a sufficienza. Tanto che fu lui a vincere la nomination. Lei, la grande favorita, invece fu sconfitta. Per colpa di quell’abbastanza. L’ex First Lady ha imparato la lezione. Deve essere “likeable”, piacevole. Totalmente piacevole. Se vuole diventare la prima presidente donna nella storia degli Usa.
Dopo aver scaldato i motori per mesi e mesi, la sua macchina elettorale è partita. Per raggiungere la meta, la prima cosa da fere è evitare di ripetere gli errori del passato. Hillary Clinton dovrà quindi essere in sintonia con gli americani. L’empatia con loro sarà la carta vincente.
Basta con l’algida Hillary
I suoi consiglieri hanno studiato a fondo il passato. La Clinton ha sempre avuto l’immagine di una donna distante e irraggiungibile, aristocratica e potente, ben lontana dall’americano medio. Vederla su di un podio, sentirla tenere un discorso ha sempre fatto lo stesso effetto: freddezza. Ora è il momento del calore. Quello che lei a esprime quando si trova in compagnia di poche persone. Per questo, i guru della sua campagna elettorale hanno deciso di organizzare eventi elettorali all’insegna dell’intimo: incontri e cene con piccoli gruppi di supporter rilanciati poi dai giornali, dalle televisioni e dai social media.
Hillary non deve essere più la donna tutta razionalità e politica che è apparsa in questi anni. Ad aiutarla in questa trasformazione ci sarà anche il suo nuovo ruolo di nonna. Una donna empatica che si prende cura dell’America, come dice il messaggio del suo primo video.
Allo stato attuale non sembra aver avversari. Non ne ha sicuramente tra i democratici. Joe Biden è ben lontano dalle percentuali accreditate all’ex first lady. Elisabeth Warren, la senatrice liberal, potrebbe essere un elemento di disturbo, ma ha fatto sapere di non aver intenzione di prendere parte alla competizione.
Anche tra i repubblicani sembrano essere poche le chance. Jeb Bush deve fare ancora il suo annuncio. Arriverà quello di Marco Rubio. Sarà l’ultimo dopo quelli di Ted Cruz e Rand Paul. Per ora sembrano essere figure sbiadite rispetto al gigante Clinton.
La macchina elettorale
L’ex segretario di stato ha già alle spalle una formidabile macchina elettorale. A parte gli endorsement di Barack Obama e di mezzo partito democratico, Hillary Clinton può contare su di un SuperPac (un comitato elettorale) che ha raccolto già una quindicina di milioni di dollari nel giro di qualche mese, a partire dal settembre 2014.
Miliardari come Warren Buffet hanno invitato gli elettori a scommettere sulla vittoria finale di Hillary. La sua fama e popolarità, la sua esperienza politica (è stata anche senatrice dello stato di New York), la sua determinazione a passare alla storia come la prima donna presidente degli Usa, sembrano essere degli ingredienti determinanti per farle raggiungere quell’obiettivo.
La sua campagna sarà improntata sull’economia (il cui andamento deve essere migliorato, nonostante la ripresa del Pil e dell’occupazione); sulle opportunità (non ci dovranno essere americani di serie A e americani di serie B); sull’aumento delle diseguaglianze sociali (e qui, la Clinton, membro dell’aristocrazia politica, ma anche economica degli Usa dovrà dare prova di essere convincente); sui cambiamenti climatici (che diventeranno una priorità).
La continuità con Obama
Temi cari a Barack Obama. Pur avendone prese le distanze in passato, quando la popolarità del presidente era ai minimi storici, ora, che il gradimento per Obama è aumentato, la Clinton sembra aver l’ntenzione di rivendicarne l’eredità attraverso un programma politico all’insegna della continuità.
Sul fronte interno, i due hanno idee molto simili, moderatamente liberal, anche se la narrazione diceva che Hillary era più centristra di Obama. Sul fronte esterno. invece, lei è molto più interventista di Obama. All’epoca, lei era per l’intervento in Iraq e poi da segretario di stato ha caldeggiato quello in Libia.
La Clinton deve quindi presentarsi come colei che può fare quello che Obama non è riuscito a fare. Migliorando lo stato di salute degli Usa più di quanto abbia fatto l’attuale presidente.
Come risponderà l’elettorato? Per i sondaggi è già in testa. Ma un anno e mezzo è molto lungo. Hillary si ricorda bene la batosta del 2008. Sembava destinata alla vittoria, poi alle primarie spuntò un certo Barack Obama che con la sua abilità e le sue posizioni politiche a volte più liberal, a volte più centriste, le soffiò il posto.
Ora, la Clinton sembra pronta a non ripetere gli stessi errori. L’esperienza accumulata in questi anni sarà molto preziosa.
A 68 anni, Hillary non è certo un nome nuovo per gli americani. E’dagli annni’90 che è in un modo o nell’altro sulla breccia. Vuole trasformare quello che potrebbe apparire un handicap in una virtù: le sue caratteristiche, tra cui l’età, la possono far essere la paladina degli americani, la persona chesi prende cura del paese. La prima donna nella storia degli Usa a sedere nello Studio Ovale. Lei è pronta. E gli elettori?
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