Baltimore and the Futile Lessons of Ferguson

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Baltimora e l’inutile lezione di Ferguson

La rivolta arriva dopo l’ennesima morte di un afroamericano durante un fermo di polizia

La Guardia Nazionale è per le strade di Baltimora. La rivolta dilaga dopo la morte di Freddie Gray. Era uscito con la spina dorsale rotta da un fermo di polizia. È spirato in ospedale dopo alcuni giorni di agonia.

I fatti di Ferguson

La sua famiglia ha chiesto l’intervento di Obama. Vuole giustizia. Le immagini che arrivano da Baltimora ricordano quelle che abbiamo visto a Ferguson dopo la morte di Michael Brown nello scorso agosto. L’uccisione del giovane da parte di un poliziotto bianco aveva scatenato la rabbia della comunità afroamericana di questo sobborgo di St Louis.

L’intervento di alcuni leader storici della lotta per i diritti civili dei neri, le rassicurazioni di Obama che il governo federale avrebbe condotto un’inchiesta sul caso, avevano poi convinto le persone a tornare nelle loro case.

Quello che poi è successo è noto: Darren Wilson, il poliziotto che ha sparato, non è stato incriminato. Il capo della polizia di Ferguson ha dato le dimissioni, l’inchiesta federale promessa dall’allora ministro della giustizia Eric Holder non ha portato ancora ad alcun risultato.

Morale: nel dicembre del 2014 un sondaggio del Washington Post- ABC diceva che la maggioranza degli afroamericani era sicura di subire una differenza di trattamento dalla polizia e dal sistema giudiziario a causa del colore della pelle.

La questione razziale negli Usa, mai veramente risolta, aveva trovato nei fatti di Ferguson il suo paradigma. Ed è proprio per questo che molti pensavano che non ci sarebbero più state vittime come Michael Brown. Quella morte aveva portato a una rivolta come non si vedeva da anni. Se ne potevano rischiare altre?

Black lives matter

La risposta è arrivata nei mesi seguenti. Nel dicembre 2014, Daniel Pantaleo, Il poliziotto he aveva ucciso a luglio, Eric Garner, venne assolto da ogni accusa. Il verdetto del Grand Jury fu accolto dalla proteste di migliaia di persone che diedero vita a manifestazioni a New York, dove si erano svolti i fatti, e in decine di altre città americane.

Black Lives Matter (le vite dei neri hanno valore) era lo slogan di questi cortei. Era nato un movimento pacifico e trasversale che voleva la fine dei casi di abuso della polizia sui neri.

Un movimento per i diritti civili del nuovo millennio che è sembrato subito molto più capillare di quanto si potesse pensare, ma che non ha ancora avuto risposte dal sistema politico e giudiziario americano.

Dopo quelle manifestazioni ci sono stati altri neri uccisi, alcuni dei quali adolescenti, durante un controllo o un arresto da parte della polizia. E dopo queste nuove vittime, il dibattito si è intensificato.

Il tema è stato sviscerato in centinaia di dibattiti televisivi e radiofonici, in decine di articoli e analisi. La polizia è stata messa sotto accusa. Si è difesa, dicendo che di aver agito solo per legittima difesa.

Barack Obama è intervenuto e in occasione del cinquantesimo anniversario della marcia di Selma, ha detto che l’America deve fare ancora molto cammino lungo la strada della piena realizzazione dei diritti civili.

L’inutile lezione di Newtown

Il messaggio era ben chiaro, ma non è stato sufficiente a impedire altri episodi. E’successo quello che era accaduto dopo la strage di Newtown.

Dopo quel massacro, Obama aveva chiesto un giro di vite sul libero possesso di pistole e fucili, aveva chiesto al Congresso di intervenire, c’erano state prese di posizione, petizioni, appelli.

Anche in quel caso è nato un movimento d’opinione, ma nella sostanza non è cambiato (ancora) nulla. Qualche stato ha imposto leggi restrittive, ma per lo più la libertà di avere armi rimane intatta negli Usa. Con tutte le (tragiche) conseguenze del caso. È per questo che molti hanno detto che la lezione di Newtown non era servita a nulla.

Se guardiamo alla notte di Baltimora. possiamo trarre la stessa conclusione. La lezione di Ferguson non è servita a nulla. Meno di un anno dopo i fatti del sobborgo di St. Louis, ci troviamo di fronte a un’altra rivolta in seguito alla morte di un nero fermato dalla polizia.

Un intervento incisivo

Ben lontano dal profondo sud, cambia il palcoscenico, ma non la scena del film. Con un aggravante. La comunità afroamericana si aspettava di più da Obama e non capisce perché il presidente abbia adottato quella che viene considerata una linea troppo prudente e distante dal sentimento dei più.

Obama finora si è mosso nel solco delle prerogative dei poteri del governo federale rispetto a quello dei singoli stati, ma è vero che avrebbe potuto essere più incisivo in una questione nella quale lui è profondamente parte integrante.

Vedremo ora che farà, dopo lo scoppio delle violenze nel Maryland. Forse non è troppo tardi per evitare che la lezione di Ferguson rimanga inascoltata. In caso contrario, quella di Baltimora non sarà l’ultima rivolta.

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