The green light for Shell's offshore drilling in Alaska: But wasn't the president an environmentalist?
Barack Obama is possibly the American president with the greenest political agenda: He has prioritized the issue of climate change and has been making progress with his fight to reduce greenhouse gases. And that's not all. When he reached the White House, he immediately developed the green economy as a way of re-launching the American economy. From this point of view, he could be called an environmentalist.
But Obama can't be given that title because he has made decisions that counter this view. The latest, according to The New York Times, could jeopardize his (political) environmental legacy.
Offshore Drilling in Alaska
Shell has been given authorization for offshore drilling in the waters off the Alaskan coast, in the Chukchi Sea. The oil company bought the license in 2008, paying just over $1 billion. This was still during the era of George W. Bush. Six years later, Barack Obama's government has not found the essential legal challenge to halt this operation. And so, they got the go-ahead, a green light that will endanger one of the most pristine natural areas in the USA.
It's a fear that has been made public by environmental groups, too. It would seem paradoxical, but even other oil companies have halted, faced with these risks and the costs that safeguarding the operation would entail. Shell, on the other hand, would have already invested at least $6 billion in a zone that is claimed to be oil-rich. We are talking about billions of barrels of oil, a quantity of black gold that is comparable to what the United States consumes over a four-year period.
The issue is that, if something serious happens, an oil spill like after the Deepwater Horizon explosion in the Gulf of Mexico, the damage to the ecosystem in that area would be enormous. The costs of a mistake would be very high. Those Arctic waters are home to a huge fish population, a source of sustenance for the native populations in the area. Everyone would be affected.
America's Energy Independence
This is not the first time that Obama has given permission for new offshore oil drilling near American coasts. He had already done so with some protected areas in the Atlantic Ocean, and he was challenged by environmentalists for this, too. He had done so in view of an energy policy aimed at being progressively less dependent on foreign oil (in particular Saudi oil). With U.S. production of shale gas, the United States is getting closer to its objective.
So far, Obama's energy policy and environmental policy have been balanced, with neither one having more weight than the other. The concession to Shell has changed things. Now, the "greenest" president risks giving way to a president who is prepared to endanger nature for the sake of America's energy independence (without taking into account the profit of the big oil companies).
Obama should explain this apparent contradiction or (genetic) mutation of his policies. His (political) environmental legacy risks sinking into the icy waters of the Chukchi Sea.
Obama è un ambientalista o no?
Segnale verde per le trivellazioni in Alaska della Shell. Ma il presidente non era un ecologista?
Barack Obama è forse il presidente americano con l'agenda politica più verde: ha messo al primo posto la questione dei cambiamenti climatici e da tempo porta avanti la sua battaglia per la riduzione dei gas serra. Non solo. Arrivato alla Casa Bianca, ha subito sviluppato la green economycome elemento di rilancio dell'economia statunitense. Di fronte a tutto questo, dovrebbe essere definito un ambientalista.
Ma, il titolo non può essergli assegnato perché Obama ha preso decisioni che vanno in direzione contraria. L'ultima, secondo il New York Times, potrebbe mettere a repentaglio la sua eredità (politica) ecologista.
Le trivellazioni in Alaska
Si tratta dell'autorizzazione data alla Shell di trivellare nelle acque di fronte alle coste dell'Alaska, nel Mare di Chukchi. La compagnia petrolifera acquistò la concessione nel 2008, pagandola poco più di un miliardo di dollari. Era ancora l'epoca di George W. Bush. Sei anni dopo, il governo di Barack Obama non ha trovato la scusa legale indispensabile per bloccare quell'operazione. E'arrivato così il segnale verde. Un via libera che mette a rischio una delle zone naturali più incontaminate degli Usa.
Una timore reso pubblico non solo dalle associazioni ambientaliste. Sembra un paradosso, ma anche altre compagnie petrolifere si sono fermate di fronte a questi rischi e ai costi che la messa in sicurezza dell'operazione richiedeva. Shell, invece, avrebbe già investito almeno 6 miliardi di dollari in una zona che viene ritenuta molto ricca di petrolio. Si parla di miliardi di barili di greggio, una quantità di oro nero paragonabile a quella che gli interi Stati Uniti consumerebbero nell'arco di quattro anni.
La questione è che se dovesse succedere un grave incidente, una fuoriuscita di petrolio come è accaduto dopo l'esplosione dellaDeepwater Horizon nel Golfo del Messico, i danni all'ecosistema di quella zona sarebbero enormi. Il costo di un errore sarebbe molto alto. Quelle acque artiche ospitano una vasta popolazione ittica, fonte di sostentamento delle popolazioni native della zona. Tutti verrebbero colpiti.
L'indipendenza energetica degli Usa
Non è la prima volta che Obama concede nuove trivellazioni petrolifere lungo le coste americane. Lo aveva già fatto con alcune aree protette dell'Oceano Atlantico. Per questo era già stato attaccato dagli ambientalisti. Lo aveve fatto nell'ambito di una politica energetica indirizzata a essere sempre meno dipendente dal greggio straniero (in particolare quello saudita). Con la produzione autoctona di shale gas, gli Stati Uniti sono sempre più vicini a quel traguardo.
Fino a ora, la politica energetica e quella ambientale di Obama erano equilibrate. L'ago della bilancia non pendeva da una parte o dall'altra. La concessione alla Shell cambia il quadro. Ora, il presidente più attento al "verde" rischia di lasciare il passo al presidente che è pronto a mettere a rischio la natura in nome dell'indipendenza energetica degli Usa (senza contare il profitto delle grandi compagnie petrolifere).
Obama dovrà spiegare questa sua apparente contraddizione o mutazione (genetica) della sua politica. La sua eredità (politica) ecologista rischia di affondare nelle fredde acque del Mare di Chukchi.
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