Il conto del socialista Sanders presidente?
Diciottomila miliardi di dollari in 10 anni
Il conto del socialista Sanders presidente?Diciottomila miliardi di dollari in 10 anni
Ha sfondato Corbyn nel partito socialista inglese, sta spopolando il socialista Bernie Sanders nel partito democratico americano. Ho visto ieri, sotto l’arco di “Harry ti presento Sally”, in Washington Square a Downtown, gli studenti della New York University (una delle universita’ private americane da oltre 50mila dollari di retta all’anno, pur non essendo una Ivy League) che hanno un presidio permanente, con cartelloni che inneggiano al senatore “rivoluzionario“ del Vermont “contro i miliardari e per il popolo”.
E’ la riscoperta del marxismo ideologico di vecchia scuola, quella che dichiarando di porre termine a regimi oppressivi totalitari e affamatori del secolo scorso aveva poi regalato al mondo le dittature totalitarie in tre continenti, dalla Russia alla Cina a Cuba. Chi si chiede, osservando il populismo immortale che rinasce di generazione in generazione, che cosa mai possa generarlo oggi a Manhattan, nel cuore del capitalismo democratico di mercato, non deve cadere nella trappola di nobilitarlo con l’etichetta dell’ ”idealismo”. Il “bel sole dell’avvenire” annunciato dal profeta rosso Sanders, tradotto nell’insaziabile programma tassa & spendi che promette welfare senza limiti nei comizi sempre piu’ seguiti, e’ concretissimo, e venale: costa 18 trilioni, 18mila miliardi di dollari. Ce n’e’ per tutti, e chi dovrebbe pagare e’ lo zio Sam, o meglio le casse pubbliche, peraltro gia’ vuote di cash e piene di debiti federali.
Sfido io che arriva il consenso dei nostalgici del socialismo, basta vendere l’idea della “giustizia sociale” pagandola con i soldi degli altri. La ricetta e’ sempre quella, fallimentare, e adesso Sanders la adatta all’America: essendo una grande economia, perche’ non gonfiare il programma a livelli mai visti?
Il Wall Street Journal si e’ preso la briga di analizzare, dai discorsi e dai piani finora esposti, che cosa costerebbe ai contribuenti l’America di Bernie nei prossimi 10 anni. La sola idea di creare un sistema sanitario unico pubblico, al posto della ibrida Obamacare, peserebbe per 15 trilioni, 15mila miliardi di dollari. Ed ecco le altre voci della cornucopia di Sanders : 1,2 trilioni per incrementare i benefici della Social Security (l’Inps Usa); mille miliardi per il rinnovo delle infrastrutture (strade, ponti, aeroporti); 750 miliardi per rendere gratuito l’accesso alle scuole e alle universita’ pubbliche; 319 miliardi per creare un fondo che permetta ai lavoratori di andare in licenza pagata per motivi di famiglia e di salute; 29 miliardi per creare fondi pensionistici privati per i lavoratori le cui corporation devono tagliare le pensioni aziendali attuali per motivi di bilancio; 5,5 miliardi per una iniziativa che darebbe un milione di posti di lavoro ai giovani svantaggiati; altri miliardi ancora da definire in dettaglio per la istituzione di asili nido e scuole materne prima delle elementari.
Per finanziare la lista del welfare, Sanders pensa ovviamente alle tasse, che in 10 anni dovrebbero portare 6,5 trilioni aggiuntivi. A pagare non sarebbero soltanto i ricchi, comunque, ma anche la classe media, come ha ammesso Jared Bernstein del Centro di orientamento liberal sul Budget e sulle Priorita’ politiche. Se fosse realizzato, il costoso piano di Sanders aumenterebbe la spesa federale di un terzo a un totale di 68 trilioni, 68mila miliardi di dollari in 10 anni. Per Kevin Hasset, analista del pensatoio pro free market dell’American Enterprise Institute, una piu’ alta spesa pubblica colpirebbe le prospettive di sviluppo e occupazione: “Se mettiamo le nostre risorse nel governo, quello e’ il posto dove non avremo guadagni in produttivita’”, ha detto al WSJ.
Una buona notizia? Sanders non sara’ mai presidente, o almeno cosi’ concordano repubblicani e democratici realistici. Una buona notizia di sicurezza? Dovesse anche vincere Sanders, per un suicidio del GOP e del paese, comunque la Camera, e probabilmente anche il Senato, resteranno in mani repubblicane nel 2016 e oltre, e non passeranno mai il libro dei sogni socialisti.
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