Chi è il ministro dell’Economia di Trump: da Goldman Sachs a Clint Eastwood
Chi non sopporta Donald Trump sostiene che il presidente eletto degli Stati Uniti sia un attore fallito, neanche di serie B come s’accusava essere Ronald Reagan. Ambizione frustrata che avrebbe poi trovato sfogo in The Apprentice, il reality show per aspiranti manager. Non sorprende più di tanto quindi che un giornale critico come il New York Times stamane titoli: «Trump ha scelto un finanziere di Hollywood come ministro del Tesoro». Come se Hollywood fosse un business di serie B? Chiavi di lettura privato/pubblico/show business sono però fornite dallo stesso presidente che nei suoi tweet parla di «finalisti» per i ruoli di governo.
Stavolta il nominato è Steve Mnuchin, 53enne ex banchiere di Goldman Sachs quindi un prodotto di Wall Street. In mattinata il diretto interessato conferma, promette un piano alla Reagan, prevede una crescita del 3-4 per cento nei prossimi due anni. Da maggio Mnuchin è stato l’uomo che ha raccolto i soldi per la campagna Trump, in passato ha lavorato per un hedge fund legato a George Soros, nemico numero uno di The Donald e generoso finanziatore di Hillary Clinton. Il cui marito Bill nominò segretario del Tesoro Lawrence Summers, economista, preside di Harvard, enfant prodige, gran teorico, curriculum e pedigree inarrivabili. Giova ricordarlo per capire il cambio di mondo.
Trump ci porta su un altro pianeta o solo sulla West Coast. Mnuchin è arrivato a Hollywood dieci anni fa con la truppa di manager di Wall Street sbarcati a Los Angeles. Come presidente di Dune Entertainment Partners Mnuchin ha prodotto Avatar, più recentemente The Accountant con Ben Affleck e Sully di Clint Eastwood (da domani nei cinema italiani). La notizia della scelta è stata anticipata dal New York Times, ma il curriculum più aggiornato del neoministro dell’Economia americana è fornito da Hollywood Reporter.
Così si scopre che Mnuchin ha stretto legami e completato fusioni con le case di produzione di American Sniper, altro film di Eastwood e di Mad Max: Fury Road, capolavoro che racconta un mondo devastato da quei cambiamenti climatici che il candidato Trump ha veementemente negato.
Di Mnuchin uomo di Hollywood e Wall Street e dell’Ocse che promuove il piano di infrastrutture di Trump (notizia di ieri) si dovrà fare sintesi. Perché il neoministro dell’Economia non è stato solo bravo a raccogliere soldi ma ha giocato un ruolo chiave nello sviluppo delle proposte economiche di Trump, in particolare deregulation e taglio delle tasse.
Nel mondo Trump l’esperienza a Hollywood resta un atout ma ancora più importante è la fedeltà al capo, sport in cui Mnuchin si è mostrato campione. L’ex banchiere fidanzato con un’ attrice aspirante scrittrice è stato uno delle persone più leali col candidato nei momenti più difficili della campagna.
Detto ciò, Mnuchin è tutto fuorché un outsider e il commento dei vertici del partito democratico – il Democratic National Committee – alla sua nomina punta su questo: «E questo sarebbe bonificare la palude? (draining the swamp, fare pulizia nei ranghi della amministrazione e del Congresso ndr). Nominare Steve Mnuchin a segretario del Tesoro — un miliardario, manager hedge fund, ex Goldman Sachs che ha strangolato i proprietari di case in difficoltà durante la recessione — è uno schiaffo agli elettori che hanno scelto Trump perché speravano che avrebbe rivoltato Washington come un calzino. Trump è già pronto per diventare il più corrotto, contraddittorio, impopolare presidente eletto della storia, ora ha anche violato il contratto che ha stipulato con i suoi elettori».
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