“Fate attenzione a Trump!”; così alti funzionari della Cia avrebbero messo in guardia i Servizi segreti d’Israele in vista dell’ingresso alla Casa Bianca del nuovo Presidente degli Stati Uniti.
Lo rivela Ronen Bergman, uno dei più importanti giornalisti d’inchiesta israeliani, da fonti dell’intelligence di Tel Aviv. Secondo Bergman, qualche giorno fa, in una riunione segreta, gli 007 americani si sarebbero mostrati “disperati” e avrebbero ammonito i colleghi israeliani a non condividere con gli uomini della nuova amministrazione Trump alcuna informazione sensibile perché potrebbe essere messa a rischio la sicurezza nazionale di Israele.
La ragione è semplice: Donald Trump sarebbe sotto ricatto della Russia.
Nella riunione gli uomini della Cia hanno spiegato di avere “prove altamente credibili” che ci sia il Cremlino dietro l’hackeraggio al Partito Democratico e che Putin abbia “forti leve di pressione” su Trump; ma quali siano non sono state specificate. E siccome la Russia è alleata dell’Iran, nemico numero uno di Israele, finché non sarà chiarito se Trump è “impropriamente legato a Mosca”, Israele dovrebbe evitare di rivelare le fonti sensibili ai funzionari dell’amministrazione nel dubbio che queste informazioni raggiungano gli iraniani.
Dal 2008, sulla base di un accordo Bush/Olmert, Stati Uniti e Israele hanno coordinato diverse operazioni d’intelligence congiunte in chiave anti-iraniana: la più famosa di queste fu l’attacco informatico alla centrale nucleare di Nantanz attraverso il virus Stuxnet; operazione che aveva come scopo il sabotaggio del programma nucleare di Teheran (condizione necessaria per convincere Israele a non attaccare l’Iran).
Mossad e Cia realizzarono insieme anche l’eliminazione nel 2008, in Siria, di Imad Mughniyeh, il più temibile capo Hezbollah, fatto saltare in aria a Damasco sulla sua auto privata, con un ordigno costruito dalla Cia e attivato da una squadra del Mossad.
“Operazione Delegittimazione”
È probabile che riunioni come quella con gli israeliani, la Cia le stia tenendo anche con altri Paesi alleati con cui condivide operazioni d’intelligence.
E così il processo di delegittimazione del nuovo Presidente scelto dal popolo americano, travalica i confini degli States e si configura proprio come un boicottaggio della sua carica a livello internazionale.
Quello che sta avvenendo negli Stati Uniti ha del surreale: mai nella storia americana la Cia è scesa in campo per boicottare un Presidente eletto e confutare il processo democratico.
In pratica sta facendo in casa propria quello che per decenni ha fatto in casa d’altri. L’America, da questo momento, rischia di non essere più la stessa.
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