La Casa Bianca e il coltello di Mackie Messer
Il presidente Usa è innamorato delle proprie contraddizioni, le conosce e le accresce volutamente: Per ora ha tirato fuori la sua arma per farla vedere. Quando la userà? E contro chi lo userà?
di EUGENIO SCALFARI
Molti e spesso acuti osservatori della situazione politica internazionale hanno scritto — come primo approccio all’intervento di Donald Trump nella guerra siriana — che il caos è fortemente aumentato e ne hanno esaminato le cause cercando anche di capirne le motivazioni. Ne riferirò alcune:
1 — Trump voleva mettersi all’altezza di Putin che finora aveva dovuto trattare con devota amicizia per l’appoggio che lo “Zar di tutte le Russie” gli aveva fornito nella sua difficilissima competizione con Hillary Clinton.
2 — Trump è un eccentrico che amando molto se stesso, ama la sua eccentricità e vuole quindi farne mostra.
3 — Trump ama stupire e l’improvviso intervento nella guerra siriana contro Assad (protetto da Putin) ha stupito il mondo intero.
4 — Trump sarà pure un eccentrico e un egotista, ma è anche un uomo di istinto; ha intuito che aver fatto presa soltanto sui movimenti populisti europei gli stava dando una sorta di popolarità “minore” e di conseguenza una impopolarità “maggiore” presso la classe dirigente e non solo europea ma di tutto il mondo a cominciare dal Messico e dalla Cina. Per di più doveva agli Usa una presenza in Medio Oriente e nel Mediterraneo che stava diventando zona di influenza russa e ottomana come ai tempi dell’Egitto di Naguib, Nasser e dei giovani ufficiali che, appoggiati da Chrušcëv, avevano detronizzato Farouk.
Di motivazioni che spiegano la mossa a sorpresa di Trump ce ne sono dunque parecchie e quasi tutte azzeccate, in particolare sul nostro giornale e sugli organi di stampa più influenti in Italia e nel mondo occidentale. Per me sono tutte accettabili e nel loro complesso danno un quadro completo di quanto sta accadendo e delle sue possibili conseguenze. A mia volta voglio anch’io farne una: il mondo è strutturalmente caotico, è il caos che lo domina, non soltanto oggi ma da sempre. Il caos è la legge dell’universo e del nostro pianeta dove c’è vita in particolare. La vita e la sua storia in particolare. Perfino le particelle elementari nascono dal caos che Einstein cercò di spiegare con la teoria della relatività.
Ebbene, il caos genera in ciascuno di noi una conseguenza: le contraddizioni che abbiamo dentro di noi, nell’anima nostra. Alcuni hanno contraddizioni che cercano di conciliare tra loro, altri tendono invece non solo a subirle ma anzi ad esaltarle.
Confrontate due individui che hanno ricoperto la stessa carica, uno dopo l’altro: Obama e Trump. Il primo era pieno di contraddizioni a cominciare dalla nascita, ma ha usato la logica per conciliarle tra loro e in parte c’è anche riuscito.
Trump invece è innamorato delle proprie, le conosce e le accresce volutamente.
Vedete invece le contraddizioni tra due personaggi italiani come Enrico Letta e Matteo Renzi. Il primo, come Obama, le proprie contraddizioni ha cercato di dominarle, il secondo di esaltarle. Mi si dirà che Renzi ha goduto della simpatia di Obama. È vero: ciascuno di noi è amico del suo contrario. Ecco perché — se ragioniamo un momento sull’intimismo — dobbiamo prendere a modello il Mackie Messer de ” L’Opera da tre soldi “: Messer amava veramente i poveri e assaltava e depredava i ricchi ma spartiva la ricchezza con i suoi poveri. Però, e concludo il mio ragionamento che è solo la premessa del tema odierno, il Mackie Messer di oggi è Donald Trump che ora il suo coltello l’ha tirato fuori per farlo vedere. Quando lo userà? E contro chi lo userà?
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Molti esperti prevedono che ora si aprirà una trattativa tra Trump e Putin. Il coltello ce l’hanno tutti e due. Dovranno trattare la situazione del mondo occidentale escludendo tuttavia l’Asia, cioè la Cina, che non può essere oggetto ma semmai soggetto di trattativa. Vedete: Trump e Putin trattano a cominciare da subito, ma Trump nel frattempo con la Cina sta già trattando. Questa duplicità contemporanea dimostra forse che l’impero Usa è assai più forte dell’impero russo. Aggiungo che Trump dovrà contemporaneamente trattare anche con l’Europa nella sua interezza ed anche con alcune delle singole nazioni. Dunque gli Stati Uniti d’America debbono e vogliono trattare col mondo intero; perfino con la Corea del Nord sulla sua bomba atomica che dovrà essere sottoposta al controllo internazionale. È un segno di forza o di debolezza? Propenderei per la forza ma, aggiungo, con la caoticità di una civiltà globale che non è un’invenzione ma una realtà che condiziona l’intero pianeta e nessuno lo sa meglio della Cina.
L’Europa (purtroppo) non viene tenuta in alcun conto e si comporta condizionata dalla sovranità dei singoli paesi. Sciagura per noi se non ci si metterà riparo al più presto.
Trump sa che la società globale esiste e credo che ne tenga conto commettendo però un errore: lui pensa di dominarla e usarla per meglio attuare la propria sovranità. Non è così. La globalità è ormai una situazione della quale ogni soggetto deve tener conto, ma non è un luogo, un soggetto da conquistare. Si conquista il tempo che corre? Nel tempo si opera, non si conquista e così è la globalità che è stata creata dalle tecnologie che, rafforzandosi sempre più, sempre più coinvolgono i singoli soggetti. L’impero americano opera già globalmente, nell’oceano Atlantico, in quello Indiano, nel Pacifico centrale e in quello americano. In una società di questa fatta non esiste un impero che possa non tenerne conto pensando di poter governare il mondo intero. Non è mai esistito e mai esisterà.
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Donald Trump come si accorderà con Putin? C’è un solo modo: la Russia deve abbandonare Assad e farlo dimettere. In compenso la Nato smonti la sua stretta sorveglianza delle frontiere baltiche e la contesa per l’Ucraina venga superata con l’abolizione delle sanzioni che il fronte occidentale ha disposto nei confronti della Russia. L’Ucraina può anche essere divisa in due e quella russofona torni alla madre patria, oppure divenga tutto uno Stato-cuscinetto presidiato dall’Onu. Così pure “cuscinetto” diventino la Siria e il Kurdistan, coperti da una doppia garanzia russo-americana.
Insomma l’Europa del Nord-Est e il Medio Oriente si avvalgano della duplice garanzia America-Russia che deve esistere e operare insieme servendosi dell’ombrello (figurativo) del Consiglio di sicurezza dell’Onu, non per combattersi a colpi di veto ma per usare quell’istituzione come terreno proprio per quanto riguarda le terre tenute in piedi dalla duplice garanzia.
Sistemati così i conflitti, i rapporti con la Cina saranno distinti e in un certo senso contrapposti. Cina e America trattano sui problemi economici; Russia e Cina di confini e di rapporti ideologici. Il comunismo che un tempo le affratellò ormai è sparito dovunque, ma il capitalismo di Stato opera in tutti e due i paesi, in Cina forse anche più che in Russia e in tutti e due ci sono infiltrazioni islamiche, di scarsa entità in Cina ma più presenti nella Russia europea. La Cina è un potere interamente asiatico. I suoi problemi con la Russia riguardano anche il Giappone e le isole che circondano lo stretto di Bering, ma lì c’è anche l’America. Quattro imperi in uno spazio di pochi chilometri quadrati e una globalità all’ennesima potenza tra Cina, Giappone, Russia e America siberiana. Questi problemi oggi non sono attuali (Corea esclusa) ma emergeranno in futuro nel quale è inutile avventurarsi. Non dimentichiamoci comunque che i primi contingenti di popoli che misero piede nelle terre nordiche d’America provenivano da quello Stretto. Gli aborigeni chiamati poi “pellerossa” venivano dal gelido nord-asiatico. Non è preistoria ma antichissima storia.
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Torniamo alle vicende di questi giorni e all’Europa cui apparteniamo e che più ci interessa.
Trump verrà tra breve nel nostro continente. Ormai è più amico dei governi democratici che dei populismi. Andrà certamente in Inghilterra e forse in Germania e a Bruxelles. Se verrà in Italia non sappiamo, ma gli interessi comuni non mancano. Uno è l’eventuale incontro col Papa. L’altro è di discutere con il governo italiano sul tema delle migrazioni. E poi c’è la guerra all’Isis che interessa tutti i governi europei, il Nord e il Sud del nostro continente. Del resto il bombardamento in Siria fa parte integrale della nuova politica di Trump che amministra un paese attaccato per primo da Al Qaeda con un’azione aerea che abbatté le Torri gemelle e poi in tempi molto più recenti ha colpito l’America in molti luoghi, come e forse più dell’Europa.
Il tema della guerra all’Isis e quello delle migrazioni e della integrazione con i musulmani farà parte delle nuove iniziative del presidente Usa? Il cambiamento della politica di Trump è senz’altro eccentrico ma implica mutamenti da parte nostra altrettanto eccentrici quanto inevitabili, che vanno gestiti con seria meditazione. Cerchiamo una volta tanto di limitare il caos per far prevalere la logica che presidia l’interesse generale.
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