Donald Trump scuote le relazioni internazionali degli Usa, demolisce riforme sanitarie e politiche ambientali del suo predecessore, ma continua ad avere un forte seguito e l’occhio benevolo delle borse perché, dicono in tanti, in campo economico si sa muovere e ha messo i posti di lavoro al centro di tutto. Anche qui, però, come altrove, l’effetto ottico prevale sulla realtà. La Casa Bianca ha puntato tutto sull’energia, col rilancio del carbone, e sul rimpatrio di produzioni che erano state portate all’estero (Messico e Asia). Il presidente promette la riapertura di miniere, ignora i relativi costi ambientali (inquinamento ed «effetto serra») e sfida il mondo intero senza nemmeno ottenere i vantaggi occupazionali che promette. Quando ha annunciato l’uscita degli Usa dall’accordo di Parigi sul clima, Trump ha giustificato questo grave passo con la tutela dei posti di lavoro e ha citato ad esempio una nuova miniera di carbone della Pennsylvania, l’Acosta Mine. Ora la Corsa Coal Company ha annunciato che questo impinto avrà 70 addetti: la miniera-simbolo della rottura di Trump col resto del mondo sul clima darà, insomma, meno posti di lavoro di un supermercato (la media di quelli Usa è di 92 addetti). Nel frattempo, mentre festeggia il rimpatrio di qualche industria (ma quelle che tornano sono fabbriche quasi totalmente automatizzate), il tycoon arrivato alla Casa Bianca ignora la vera tempesta occupazionale che si sta abbattendo sugli Usa: la crisi del commercio al dettaglio. Colpiti dalla crescita delle vendite online, ma anche dal mutamento delle abitudini di consumo degli americani (spendono di più per viaggi e salute, meno per abbigliamento e arredamento) le grandi catene commerciali, da Macy’s a Sears a J.C. Penney, hanno annunciato la chiusura di centinaia dei loro grandi magazzini. Secondo le analisi della banca Credit Suisse, dall’inizio dell’anno al 6 aprile negli Usa sono stati chiusi 2880 negozi ed entro fine anno si arriverà a quota 8600. Molti centri commerciali, il simbolo dell’America dello shopping, stanno diventando luoghi spettrali. Alcuni vengono salvati sostituendo i negozi con uffici, studi medici e ristoranti, ma per gli analisti presto almeno 400 dei 1100 mall d’America verranno chiusi. Il commercio, che ha più addetti dell’industria (15,9 milioni), ne ha già persi 50 mila da quando Trump è alla Casa Bianca. Ma lui non se n’è accorto.
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