Jenna Abrams, the Twitter Icon Made in the Russian ‘Troll Factory’

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Nell’epoca del dominio di internet, succede che alcuni account dei social network ottengano una notorietà tale da diventare in breve tempo veri e proprio soggetti in grado di orientare l’opinione pubblica. Facebook e Twitter sono divenuto ormai piattaforme di dibattito e terreni di scontro politico dove è possibile ridurre al minimo le distanze, dare a tutti l’opportunità di discutere e soprattutto trovare il modo per ottenere consenso e veicolare messaggi. È successo anche durante le elezioni in America, dove da tempo la procura americana guarda con sospetto le cosiddette “fabbriche di troll” che, secondo le indagini, sarebbero state assoldate dal Cremlino per formare una legione di account falsi e orientare in questo modo l’elettorato americano. Ed è così che è arrivata la scoperta che uno degli account di Twitter più seguiti durante le elezioni presidenziali Usa era in realtà un profilo falso. L’account in questione è quello di “Jenna Abrams”.

Il profilo di Jenna Abrams è apparso per la prima volta su Twitter nel 2014. Come riporta il Daily Beast, all’inizio era un account come tanti altri. Nei primi mesi di attività le pubblicazioni del profilo riguardavano gossip, video di cani che suonano il pianoforte, notizie dei maggiori quotidiani generalisti internazionali, al limite conditi da un linguaggio politicamente scorretto che attaccava il cosiddetto mainstream. Insomma, niente che potesse far intendere una strategia a lungo termine o un’aspirazione politica. Invece, con il tempo, qualcosa inizia a cambiare: i suoi post cominciano ad essere più tendenti alla critica verso il sistema americano. L’inizio del boom di Jenna Abrams si ha nel 2016 con un post sulla segregazione razziale. Un post scorretto, assolutamente provocatorio e privo di qualsiasi base storica, ma che le fa ottenere un tale numero di condivisioni e una tale notorietà che i suoi follower aumentano a livello esponenziale, fino a un picco di 70mila. Da lì l’ascesa nella sfera del mondo internet considerato vicino alla cosiddetta “alt-right” fino a diventare addirittura oggetto di attenzione da parte dei grandi media nazionali e internazionali. Il suo nome e i suoi post sono stati stati citati, fra le altre testate, da Yahoo Sports, Sky News, Breitbart, The Washington Post, France24, HuffPost, The Telegraph, Cnn, Bbc, The Independent, The Times of India, BuzzFeed, The Daily Mail, The New York Times, Russia Today e Sputnik. Non solo, il suo account ha anche “discusso”, sempre tramite Twitter, con politici di alto rango – in primis l’ambasciatore Usa a Mosca – ed è stato anche criticato dagli intellettuali di riferimento del panorama democratico. Insomma, da account di una ragazza qualsiasi legata ai “trending topic”, quello di Jenna Abrams si è trasformato, in pochi mesi, in un vero e proprio catalizzatore di dibattito e creatore di consenso, tanto da diventare in breve un’icona internet di una parte importante dell’elettorato di Donald Trump.

La Commissione d’inchiesta del Congresso Usa che si occupa dell’influenza russa durante le elezioni presidenziali, ha dichiarato che esistono prove circa la creazione di questo account da parte della Internet Research Agency, un’agenzia con sede a San Pietroburgo e che ha proprio lo scopo di influenzare il dibattito online – e quindi, di conseguenza, quello reale – attraverso la penetrazione nei social network e la creazione di account falsi. Chiaramente non c’è solo l’America nel mirino: il loro obiettivo può essere qualsiasi terreno d’interesse del governo russo. Ed è evidente che se lo fanno o russi, probabilmente qualsiasi Stato è in grado di farlo – e forse lo farà – senza che altri lo sappiano. È il rischio, l’enorme rischio, della democrazia del XXI secolo. Internet è un’opportunità fantastica, ma anche un pericoloso luogo di proliferazione di notizie false, incontrollate, e senza alcuna prova concreta. Account social o siti internet che, dal nulla, creano consenso, dibattito e influenzano l’opinione pubblica, sono all’ordine del giorno. E se è vero che la democrazia va tutelata e così la libertà d’opinione, è altrettanto vero che diventa davvero difficile comprendere quale sia il confine, peraltro labile, fra libertà d’informazione e disinformazione. Ma questo vale per qualsiasi parte politica e per qualsiasi Stato. E sbaglia chi ne fa una questione di Russia contro il resto del mondo o di populismi contro il resto dei partiti. Quella di Jenna Abrams potrebbe essere soltanto l’apertura di un vaso di Pandora ben più inquietante che mette a nudo uno dei più grandi dilemmi irrisolti della democrazia del nostro tempo: come convivere con internet.

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