Story of an American Massacre: the Opioid Crisis Continues

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La gravissima crisi degli oppiacei che da anni sta sconvolgendo gli Stati Uniti è diventata una vera e propria “emergenza di salute pubblica”. Così l’ha definita il Presidente Donald J. Trump in un memorandum del 26 ottobre scorso, che faceva eco a un’informativa della Drug Enforcement Administration (DEA) del 2015, nella quale si può leggere: “Le morti per overdose, in particolar modo da farmaci sotto prescrizione, hanno raggiunto livelli epidemici”. Nel 2015, 53mila persone sono morte per overdose, principalmente causata da oppiacei, mentre nel 2016 il dato ha fatto segnare un incremento del 21%, portando a 64.000 le vittime: più della somma dei caduti delle guerre in Iraq e in Vietnam, come riportato da German Lopez di Vox.

Se sul versante del narcotraffico l’eroina sta conoscendo un preoccupante ritorno di fiamma, sulle cui origini Marcello Foa aveva indagato nel 2016, a essere oltremodo allarmante è l’incontrollato abuso da parte di farmaci antidolorifici. Come scritto da Hector Abad Faciolince in un articolo ripreso da Internazionale: “I nuovi tossicodipendenti e i morti per overdose degli Stati Uniti, in maggioranza bianchi, cadono nel vizio perché i medici gli prescrivono dei “painkillers”, analgesici molto forti, oppiacei sintetici, molto più potenti dell’eroina e della morfina”.

Gli oppiacei che uccidono, scrive Faciolince, sono “droghe legali” come l’ossicodone, il fentanil o il Vicodin, rivenduti poi in Internet come eroina. “Poi c’è un’altra droga sintetica ancora più letale, il carfentanil, che si usa come sedativo per gli elefanti, e che è cento volte più potente del fentanil. Bastano pochi granelli di carfentanil sulla lingua per uccidere un essere umano”.

Gli oppiacei, un’emergenza nazionale

Negli Stati Uniti, che consumano l’80% degli oppiacei prodotti al mondo, le morti per overdose hanno ormai superato quelle per incidente d’auto o sparatoria, come riporta la CNN. Il governatore repubblicano del Maryland, Larry Hogan, ha dichiarato il livello massimo d’emergenza nello Stato e avviato un piano da 50 milioni di dollari per la prevenzione del narcotraffico e la lotta alla dipendenza da oppiacei.

L’amministrazione Obama, proponendo nel dicembre 2016 il 21st Century Cures Act, ha visto una rara maggioranza bipartisan (94-5 in Senato) favorevole allo stanziamento di 1 miliardo di dollari nella lotta alla tossicodipendenza; Donald J. Trump ha approvato un ulteriore finanziamento da 485 milioni di dollari nel 2017, e nel corso degli ultimi anni si è rafforzata la posizione della figura del Office of National Drug Control Policy, il Drug Czar dell’Executive Office della Casa Bianca. A ricoprire l’incarico, attualmente, è Richard J. Braum, ex membro del gruppo di studio ONU sulle droghe.

Alla radice della crisi degli oppiacei: il ruolo delle case farmaceutiche

Il mondo di “Big Pharma” ha una responsabilità non secondaria nelle dinamiche che hanno portato al completo sdoganamento degli oppiacei ed alla gravissima crisi odierna. Come scritto da Ross Barkan sul Guardian, “sappiamo che la crisi non esisteva prima che la Purdue Pharma buttasse sul mercato l’OxyContin. Guidate da Purdue Pharma, le principali compagnie farmaceutiche elaborarono una campagna per persuadere dottori e pazienti”, convincendoli a sottovalutare i rischi degli oppiacei e a sopravvalutare i loro ruoli terapeutici.

Il lobbying di Big Pharma sul Congresso statunitense è stato, a partire dalla metà degli anni Novanta, continuo e pressante. Barkan cita il caso spinoso di Joe Kennedy III, rappresentante democratico del Massachussetts che, stando a quanto segnalato da The Intercept, avrebbe ricevuto continue pressioni per legiferare, sfruttando la sua posizione di dichiarato progressista, contro l’affidamento ai Centers for Disease Control di strumenti tali da disincentivare la dipendenza da oppiacei nella cittadinanza.

Quella che non è certamente una presentazione positiva per il 37enne erede della più celebre dinastia politica americana, di recente alfiere delle critiche al Presidente in occasione del Discorso sullo Stato dell’Unione, rivela al tempo stesso come la crisi degli oppiacei non basi le sua fondamenta solo nella debolezza interna alla società americana: una volontà politica ed economica ha guidato lo sdoganamento pericoloso di farmaci e antidolorifici che, diffusi in maniera incontrollata, hanno portato a un grave sconvolgimento interno al Paese. Per fermare questo American carnage, questo massacro americano imputabile a droghe legali e illegali, il governo federale e gli Stati dovranno affrontare la questione con tutta la serietà richiesta da una vera e propria emergenza di sicurezza nazionale.

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