Russiagate, oggi parte il processo a Manafort. E Rudy Giuliani si scatena in tv
Contro il procuratore Mueller e l’ex avvocato di Trump Cohen, contro tutto e tutti, l’ex sindaco di New York imperversa in ogni programma per difendere il presidente Trump, smentendosi più volte. In serata, intanto, il procedimento contro l’ex capo della campagna elettorale di The Donald
Prima Rudy Giuliani giurava sulla sincerità di Michael Cohen, l’ex-avvocato di Donald Trump; adesso lo tratta pubblicamente da “bugiardo” e ipotizza che possa avere manomesso le registrazioni segrete del presidente sul caso di una coniglietta di Playboy. Giuliani poi spara a zero contro il procuratore speciale del Russiagate, Robert Mueller, che accusa di bluffare. E comunque mette in dubbio che le possibili collusioni tra l’organizzazione elettorale di Trump e il Cremlino possano configurarsi come un reato.
Ex-sindaco di New York ai tempi dell’11 settembre e ora scelto da Trump come consigliere legale, Giuliani appare nelle ultime ore sempre più scatenato. Invitato da vari programmi televisivi, si esibisce in veri e propri show a difesa del presidente. Ed è pronto a dire tutto e il contrario di tutto, senza farsi troppi problemi. Ma perché lo si vede sempre più spesso? La ragione è semplice: l’inchiesta sul Russiagate continua e proprio oggi si aprirà il primo processo contro Paul Manafort, e l’ex-capo della organizzazione elettorale di Trump rischia di finire in carcere per decenni in caso di condanna, a meno che non arrivo in extremis il “perdono” presidenziale.
In questa situazione Trump ha lanciato una controffensiva. Non solo i suoi tweet mattuitini contro una presunta “caccia alle streghe” si fanno sempre più frequenti, con attacchi a Mueller anche a livello personale, ma il presidente sguinzaglia i suoi alleati più fedeli: Giuliani, i giornalisti della Foxnews e molti parlamentari repubblicani. In teoria l’inchiesta dovrebbe avviarsi a conclusione a settembre con un rapporto di Mueller e le sue raccomandazioni. Ma prima il procuratore speciale vuole interrogare Trump in persona: un passaggio delicato perché il presidente potrebbe cadere in contraddizione o essere messo alle strette.
C’è anche la sensazione che l’ex-avvocato di Trump, Cohen, voglia collaborare in modo attivo con il Russiagate in cambio di clemenza su una serie di reati che gli vengono contestati. E’ stato proprio Cohen, ad esempio, a far circolare la registrazione della telefonata di un suo colloquio con Trump in cui si parlava dei soldi per pagare il silenzio di una coniglietta di Playboy. L’ex-avvocato sarebbe anche pronto a testimoniare che, nonostnate le smentite ufficiali, il presidente era al corrente di una riunione del giugno 2016 alla Trump tower tra i suoi collaboratori (compreso il figlio Donald Junior, il genero Jared Kushner e lo stesso Manafort) ed esponenti russi che promettevano documenti compromettenti su Hillary Clinton.
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