Soros: Why the Financier Is Nationalists’ Enemy No. 1

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Soros, perché il finanziere è il nemico numero uno dei sovranisti

Donald Trump lo accusa in quella che sembra una sorta di caccia alla streghe: c’è sempre lui dietro le quinte quando c’è qualcuno che protesta. Lo ha fatto lo scorso week-end per i cortei delle donne davanti a Capitol Hill contro la nomina del giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema. Il fedelissimo del presidente Rudy Giuliani lo ha definito addirittura l’anti-Cristo. George Soros, a 88 anni suonati, miliardario americano di origini ungheresi, attivista politico, filantropo e investitore dal fiuto leggendario, raider tra i primi al mondo, è diventato da un po’ di tempo lo spauracchio dei sovranisti.

Qualche mese fa, nel febbraio 2018, ha deciso di donare 18 miliardi di dollari alla sua Open Society Foundation, la fondazione sulla «società aperta», ed è rimasto con un patrimonio netto di «soli» 8 miliardi di dollari. Sopravvissuto all’occupazione nazista in Ungheria, tolti i panni dell’investitore con il suo Soros Fund Management, negli ultimi tempi Soros è diventato un attivista politico a tutto tondo e il principale finanziatore dei movimenti e delle cause dei progressisti in tutto il mondo, in quella che Steve Bannon, ispiratore del trumpismo della prima ora, ha definito «l’Internazionale dei progressisti». Tra il 1979 e il 2011 si stima che Soros abbia donato oltre 11 miliardi di dollari alle più varie iniziative sociali e civili per ridurre la povertà, favorire la formazione dei giovani più disagiati con borse di studio e università in tutto il mondo. Ma anche per sostenere le iniziative del fronte progressista.

Il «globalista» che crede nel libero mercato

Breitbart News, la società di Bannon che produce documentari politici al veleno, lo ha bollato come un «globalista», perché Soros è a favore del libero mercato e della globalizzazione e non ha cambiato idea negli ultimi tempi. Lui, Soros, che spesso cita il filosofo Karl Popper e il suo testo fondamentale por la storia della dottrine politiche, quella Società aperta e i suoi nemici di cui è un grande estimatore oltreché studioso, ha deciso di entrare nell’arena delle battaglie politiche a tarda età, nella fase finale della sua vita dopo decenni di attività finanziarie in prima linea e di attività filantropiche per le comunità. È diventato un simbolo vivente di ciò che non piace ai movimenti di estrema destra ed è divenuto il punchball dei movimenti populisti in tutto il mondo.

George l’anti Orban

La sua idiosincrasia verso nazionalismo e populismo, la difesa di cosmopolitismo, mercati aperti e immigrati nascono come risposta a quanto sta succedendo in Ungheria, nel suo paese d’origine, nell’era post comunista di Victor Orban, quella sovranità a tutti i costi che va a scapito della tradizionale attenzione a istituzioni sovranazionali come l’Unione europea vieppiù bistrattata. Un sentimento che è cresciuto nei Paesi dell’Est Europa, in Polonia, in Scandinavia e nei Balcani. Bannon, l’ex ispiratore delle politiche di Trump, sta cercando di organizzare le forze di questa internazionale populista e sovranista transeuropea in ottica proprio contraria a quanto faccia Soros con la sua attività filantropica sostenendo i rifugiati e il loro diritto di asilo. Due visioni del mondo contrapposte. «È una guerra», ha spiegato Bannon qualche mese fa in un’intervista radiofonica. «Una guerra per il controllo. Soros e le altre Ong lottano, ci distruggeranno».

Insomma, il finanziere filantropo è diventato così il simbolo vivente del male, di quello che agli occhi di Bannon è il contrario dell’affermazione del sovranismo, inteso come micidiale mix di xenofobia, individualismo fatto istituzione, guerre commerciali e protezionismo e ostilità alle organizzazioni internazionali nate dopo la Seconda guerra mondiale per mantenere la pace in Occidente finora. Soros, sopravvissuto al nazismo, non lo ha dimenticato. E si batte per difendersi da questo vento di destra che soffia forte negli ultimi tempi nei due lati dell’Oceano. Per questo lo odiano tutti i sovranisti.

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