Amazon: Bezos Accuses Tabloid Close to Trump: ‘You Are Blackmailing Me’

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Amazon, Bezos accusa tabloid vicino a Trump: «Mi hanno ricattato»

Il fondatore e Ceo di Amazon, nonché editore del Washington Post, ha denunciato di essere stato oggetto di «ricatto» e di un «tentativo di estorsione» da parte del National Enquirer per foto imbarazzanti di lui e della fidanzata Lauren Sanchez

di Giuseppe Sarcina

Dal nostro corrispondente

WASHINGTON – Sesso, ricatti e politica. Da una parte Jeff Bezos, 54 anni, l’uomo più ricco del mondo, fondatore di Amazon e, tra le altre cose, editore del Washington Post. Dall’altra David Pecker, 67 anni, presidente e amministratore delegato di Ami, American Media Inc, la società che pubblica il tabloid National Enquirer. In mezzo l’ombra ingombrante di Donald Trump, fresco nemico di «Jeff» e antico sodale di «David». Giovedì 7 febbraio Bezos pubblica un post titolato «No grazie, Signor Pecker» sulla piattaforma online «Medium».

La lettera

Le prime righe sembrano evocare una scena del «Padrino»: «Mi è capitato qualcosa di strano ieri. In realtà qualcosa che non mi era successo. Mi è stata fatta un’offerta che non avrei potuto rifiutare. O almeno questo è quello che pensavano i vertici del National Enquirer». Bezos allega la lettera ricevuta il 5 febbraio da Dylan Howard, il direttore editoriale di American Media. Il testo è diretto: siamo in possesso di dieci fotografie che ritraggono Bezos in atteggiamenti imbarazzanti, immagini inviate alla sua nuova fidanzata Lauren Sánchez (49 anni, conduttrice tv e attrice); siamo pronti a pubblicarle a meno che Bezos non dichiari pubblicamente che «l’attività di National Enquirer non era motivata politicamente o influenzata da forze politiche».

I rapporti con l’Arabia Saudita

Qui occorre fare un passo indietro. Da mesi il Washington Post, così come altri giornali scavano sui rapporti tra David Pecker e i reali dell’Arabia Saudita. I media si muovono sulla scia di accertamenti avviati anche dal Dipartimento di Giustizia. Pecker avrebbe favorito i contatti tra i sauditi e Trump, mescolando affari privati e giornalismo. Il 2 ottobre 2018, il giornalista Jamal Khashoggi viene ucciso nel consolato di Istanbul. La Cia sospetta che il mandante del delitto possa essere il principe saudita Mohammad bin Salman. Il National Enquirer si lancia in una furibonda difesa della Casa reale di Riad. Gli altri giornali, in particolare il Washington Post di cui Khashoggi era un collaboratore, accusano il tabloid di manipolare i fatti per ragioni politiche.

Le foto osé

E fino all’altro ieri questa sarebbe potuto restare uno scontro tra media. Ma Pecker, evidentemente, coltiva un modello particolare di giornalismo. Il messaggio inviato a Bezos elenca nei dettagli il materiale compromettente, l’arma del ricatto. «Abbiamo un selfie del Signor Bezos nel bagno, coperto solo con un asciugamano bianco e con la regione pubica in vista». «C’è la signora Sánchez mentre fuma un sigaro, come se simulasse un atto di sesso orale». E così via. Bezos «in slip neri e stretti», Sánchez «con la schiena scoperta quasi fino ai glutei».

In maniera perfida, Howard, l’emissario di Pecker, fa notare che in tutte le foto Bezos indossa ancora l’anello nuziale. L’imprenditore ha annunciato solo il 10 gennaio scorso il divorzio dalla moglie quarantottenne MacKenzie Tuttle, dopo 25 anni di matrimonio, con quattro figli. Nei mesi scorsi Bezos aveva assunto un investigatore privato, Gavin de Becker, per capire che cosa avessero realmente in mano quelli del National Enquirer. L’altro ieri, ha tirato le somme, con una risposta micidiale: «Ho deciso di mettere in secondo piano l’imbarazzo personale, perché c’è qualcosa di molto più importante in questo caso. Se io, nella mia posizione non sono in grado di resistere a questo tipo di estorsione, chi può farlo?».

Le accuse alla Casa Bianca

Bezos punta anche verso la Casa Bianca: «La proprietà del Washington Post mi sta complicando la vita. È inevitabile che alcune persone potenti mi considerino un nemico. Il presidente Trump è una di queste persone. E anche la copertura della vicenda Khashoggi è malvista in certi circoli». Manca ancora un passaggio. Pecker, nato nel Bronx, conosce Trump, l’ex costruttore del Queens, dal 1998. Un sodalizio robusto, come si è visto nel 2016, quando l’editore, pochi mesi prima delle elezioni versò 150 mila dollari per tacitare la modella Karen McDougal, che aveva raccontato della sua relazione sessuale con il futuro presidente. Per Bezos, invece, è una fase complicata su diversi fronti. A New York, per esempio, deve fronteggiare la crescente opposizione politica alla nuova sede di Amazon: sta valutando per spostarla altrove.

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