The Digital Dividend: A New Frontier

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Dividendo digitale, una nuova frontiera

Il governatore della California Newsom propone una legge per distribuire agli utenti una sorta di dividendo a fronte della cessione dei loro dati personali la cui elaborazione è alla base della ricchezza prodotta giganti della Silicon Valley

Dividendo digitale: l’arsenale degli strumenti per combattere la crescita delle diseguaglianze economiche legate al rapido sviluppo delle tecnologie informatiche, della finanza e all’impatto della globalizzazione, si arricchisce di una nuova voce. Potrebbe trattarsi, come nei casi della web tax o della Tobin tax, di uno slogan difficile da tradurre in misure efficaci. O potrebbe aprirsi davvero una strada nuova per far sì che i profitti della rivoluzione digitale non siano concentrati nelle casse di pochi giganti della Silicon Valley (da Facebook che realizza 22 miliardi di dollari di profitti su 55 di fatturato ai 30 guadagnati l’anno scorso da Google-Alphabet): una parte potrebbe tornare agli utenti che riceverebbero una sorta di dividendo a fronte della cessione dei loro dati personali la cui elaborazione è alla base della ricchezza prodotta dalle compagnie. L’idea circola da tempo a livello teorico, ma solo ora viene messa nero su bianco da un’autorità politica: il neogovernatore della California Gavin Newsom che, nel suo primo discorso ufficiale poche settimane dopo l’insediamento, ha annunciato di aver chiesto ai suoi uffici di mettere a punto un progetto di data dividend che le aziende della Silicon Valley dovrebbero riconoscere ai loro utenti californiani.

Difficile concepire un intervento a beneficio dei cittadini di un solo Stato, difficile misurare il valore dei dati forniti da ogni utente e difficile anche definire la natura di misure come quella proposta da Newsom: lui parla di dividendo, cioè di un meccanismo finanziario di mercato, mentre l’intervento dell’autorità politica spingerà di certo le imprese a sostenere che, in realtà, si tratta di una tassa occulta. Pur con tutte queste riserve, però, la novità è grossa, anche perché in America, nella semiparalisi della politica federale bloccata da anni dai veti incrociati in Congresso, i singoli Stati stanno facendo da soli. E alla guida del movimento c’è proprio la California, dalla difesa dell’ambiente alla stessa protezione degli utenti digitali (la legge del giugno scorso sulla tutela dei dati personali è la più avanzata d’America). Può anche darsi che quella di Newsom si riveli una fuga in avanti velleitaria, ma questo politico cresciuto nel cuore tecnologico Usa mostra coraggio nello sfidare i giganti economici dello Stato che lo ha appena eletto e fa fare un salto di qualità al dibattito sull’impatto della tecnologia sulle diseguaglianze.

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