Internet ricorda solo ciò che vuole
I social network registrano tutto ma mentre i dati che possono essere usati contro di noi vengono conservati, gli altri cominciano a essere cancellati
«A causa di una migrazione di dati dai nostri server, foto, video e file audio archiviati più di tre anni fa non sono più disponibili su MySpace: spiacenti per l’inconveniente». Dopo un lungo silenzio, quella che fu la prima grande rete sociale del mondo (poi spazzata via da Facebook) ha ammesso qualche tempo fa di aver cancellato quanto le era stato affidato dal 2003 al 2015, compresi 50 milioni di brani musicali incisi da 14 milioni di artisti. E non è un caso isolato. Da anni ripeto ai miei figli di stare attenti a quello che fotografano e scrivono sui social network perché nell’era digitale ciò che finisce in Internet è indelebile: ripescate anni dopo, una foto sconveniente o la testimonianza di una bravata giovanile potranno compromettere un’assunzione o l’ammissione a un corso universitario. In realtà, più che «indelebile» avrei dovuto dire «implacabile»: mentre i dati che possono essere usati contro di noi in genere vengono conservati, visto che hanno ancora un loro valore, le altre memorie della nostra vita che ci sono care ma non sono più monetizzabili – musiche, testimonianze, letture – cominciano ad essere cancellate.
A parole, tutto giustificato: MySpace parla di inconveniente tecnico, mentre Tumblr, dopo aver cancellato senza preavviso un gran numero di blog, ha spiegato di avere una nuova politica che non consente di postare contenuti «solo per adulti». Ma tanti protestano per l’eliminazione di materiale che non aveva nulla di pornografico o sessuale. Ora anche Google, dopo adeguato preavviso, ha cominciato a cancellare contenuti dalla piattaforma Google+. Certo, a volte si tratta di siti-zombie come MySpace, ancora attivo ma ridotto a un guscio vuoto, o di contenuti poco consultati. Ma sono pur sempre parti importanti della nostra memoria. E si moltiplicano casi umani come quelli di genitori privati della possibilità di riascoltare la voce o la musica di un figlio morto in tenera età. È cominciata, così, la corsa contro il tempo dei volontari di Internet Archive: filantropi che cercano di mettere al sicuro le memorie a rischio. Ma sarà come svuotare il mare con un secchio se, come prevedono gli esperti, prima o poi anche YouTube e gli altri social inizieranno ad alleggerire gli archivi. Non sarà un’apocalisse delle memorie digitali, ma chi vive online deve sapere che Internet non pensa, non ha sentimenti e ricorda solo quello che vuole ricordare.
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