Obama Criticizes Trump for the ‘Makeshift Administration’ Dealing with the Coronavirus

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Coronavirus, Obama attacca Trump: «Amministrazione improvvisata»

L’ex presidente Usa è intervenuto a una cerimonia di laurea di studenti afroamericani: «La pandemia ha sollevato il sipario su cosa sta facendo chi è al comando»

di Giuseppe Sarcina, corrispondente da Washington

Coronavirus, Obama attacca Trump: «Amministrazione improvvisata»

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Con sole tre righe in un discorso di quattro pagine, Barack Obama prova a demolire la gestione del crisi da Covid 19 da parte dell’amministrazione Trump: «Alla fine la pandemia ha sollevato del tutto il sipario su ciò che molte delle persone al comando stanno facendo. Molti di loro non stanno neanche facendo finta di essere al comando». Come dire: improvvisazione nelle decisioni, superficialità di giudizio. L’ex presidente non cita Donald Trump. Ma non è la prima volta che attacca in questi termini la Casa Bianca. Circa una settimana fa aveva detto che la situazione era «un disastro assoluto e caotico».

Il discorso ai neolaureati

Ieri, sabato 16 maggio, Obama ha partecipato alla cerimonia di laurea per gli studenti delle Historically black colleges and universities, la rete degli atenei fondati per promuovere l’integrazione degli afroamericani. Tutto virtuale, con collegamenti da remoto. Obama è partito proprio dalla condizione socio-economica dei «black people». Ha sottolineato come il Covid-19 abbia colpito in modo sproporzionato le comunità nere, in media tra le più povere e le più esposte alle malattie. Ha richiamato il razzismo strutturale che ancora alligna nella società. . Ha citato il caso di Ahmaud Arbery (senza menzionarlo), 25 anni, ucciso mentre faceva jogging in un quartiere residenziale di Brunswick, in Georgia. Poi, però, ha incoraggiato i neo laureati di colore: «Questi non sono tempi normali. A voi viene chiesto di trovare una strada in un mondo che si trova nel mezzo di una pandemia devastante e di una recessione terribile… Le ingiustizie non sono una novità. Ma la novità è che la vostra generazione ha preso coscienza che lo status quo deve essere aggiustato; che i vecchi modi di fare le cose non funzionano più; che non importa quanti soldi tu possa avere se chi ti circonda è affamato e malato; e che la nostra società e la nostra democrazia funzionano solo se noi non ci preoccupiamo esclusivamente di noi stessi, ma ci prendiamo cura gli uni degli altri».

Una lezione di libertà

Anche la comunità afroamericana non deve rinchiudersi in se stessa e qui Obama sembra dare un’indicazione per costruire un blocco sociale il più ampio possibile, su cui poggiare le ambizioni progressiste alla guida del Paese: «Non possiamo solo difendere i nostri interessi e quelli della nostra comunità, ma guardare a tutti coloro che stanno lottando per i loro diritti, siano gli immigrati, i rifugiati, i poveri delle aree rurali, le persone di vario orientamento sessuale, gli Lgbtq, i lavoratori con bassi salari, le donne discriminate e quelle che non sono pagate il giusto per lo stesso lavoro degli uomini. Non importa che siano bianchi o neri, asiatici o latinos. Come ebbe a dire Fannie Lou Hamer (leader democratica degli anni Sessanta, ndr), “nessuno è veramente libero, finché tutti non sono liberi”».

La realtà oltre la Rete

Infine una notazione di «metodo», interessante perché viene da un leader politico che ha costruito parte del suo successo elettorale sulle campagne online: «Fate in modo di radicarvi nel territorio, nelle comunità fatta da persone in carne e ossa. Lavorate nella base. La battaglia per la eguaglianza e la giustizia comincia con la consapevolezza, l’empatia, la passione, anche con la rabbia giustificata. Non impegnatevi solo sul web».

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