Trump’s Coronation without the Press: A Troubling Convention for the Republicans

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Trump, incoronazione senza stampa

La convention tormentata dei repubblicani

Sarebbe la prima volta che nemmeno i giornalisti possono entrare a una convention: grazie alle norme per il coronavirus. I dem ammettono solo i giornalisti, il resto in streamingFuori i giornalisti. Un portavoce repubblicano ha annunciato ieri che i reporter non saranno ammessi nella Convention del partito che comincia il 24 agosto a Charlotte, nel North Carolina. Motivo? «Le restrizioni imposte dal Covid-19, adottate dalle autorità locali». Si prospetta, dunque, la prima Convention «privata» della storia recente.

Il governatore della North Carolina, il democratico Roy Cooper, era già intervenuto alla fine di maggio, comunicando agli organizzatori che non c’erano le condizioni di sicurezza sanitaria per ospitare nello Spectrum Center di Charlotte un raduno di circa 20 mila persone, considerando i 2.500 delegati, i militanti, gli ospiti e la folta carovana dei media. Il 2 giugno Donald Trump aveva reagito rabbiosamente: «Ce ne andremo da un’altra parte».

Ma il coronavirus ha sconvolto tutti i piani. Il 23 luglio il presidente è stato costretto a cancellare gli eventi previsti a Jacksonville, in Florida, scelta come sede alternativa a Charlotte. Ora non ci sono più certezze. Se non che la curva dei contagiati continua ad allarmare. Negli ultimi quindici giorni in North Carolina è rimasta stabile sul livello massimo raggiunto dall’inizio della pandemia: circa 9 mila nuovi casi al giorno. In Florida è in leggera flessione, ma sempre su valori altissimi: da 11 mila a 9 mila positivi. Il punto è che non si vedono netti miglioramenti da qui a qualche settimana.

Zeke Miller, giornalista dell’Associated Press e neo presidente della White House Correspondents’ Association, ha protestato via Twitter: «È una decisione sbagliata. La “nomination” del candidato presidenziale è un avvenimento di vitale interesse per il popolo americano».Ma in questa fase sembra una polemica un po’ sopra le righe. L’emergenza è reale: «Stiamo seguendo i parametri fissati dalle autorità locali», fanno sapere dal comitato del partito repubblicano che ha dovuto tagliare drasticamente il numero dei delegati, ammettendone solo 336. La procedura della nomination sarà una semplice formalità: Trump non ha rivali. Al momento non sono previsti discorsi a Charlotte. Forse ci sarà solo quello di investitura che Trump terrà il 27 agosto in un luogo non ancora precisato. In ogni caso è difficile immaginare che in questa occasione venga estromesso il pool di giornalisti sempre al seguito del presidente.

Dopodiché i repubblicani avrebbero potuto seguire il modello dei democratici, consentendo l’accesso a un gruppo ristretto di cronisti nella loro Convention, in calendario dal 17 al 20 agosto a Milwaukee, nel Wisconsin. Anche lì sarà tutto in streaming, compreso lo «speech» di Joe Biden, lo sfidante di Trump nelle elezioni del 3 novembre.

Può darsi che alla fine pure a Charlotte possa saltar fuori una piccola tribuna per pochi giornalisti, quasi tutti affiliati ai grandi network televisivi. Ieri, comunque, lo stesso Miller, in una mail inviata agli iscritti della White House Correspondents’ Association, ha comunicato: «Uno dei nostri colleghi è risultato positivo al Covid-19».

A Washington, nei palazzi delle istituzioni, il clima è ansiogeno. Ieri un livido viola sulla mano di Trump ha fatto circolare le ipotesi le più diverse. Il presidente non sta bene? La macchia è il risultato di una flebo? È stato all’ospedale di nascosto? La Casa Bianca per ora non ha commentato e Trump ha passato la domenica giocando a golf nel suo club a Sterling, in Virginia

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