We Were the West

<--

L’Occidente eravamo noi, ora invece continuiamo a seguire gli Usa nelle loro isterie

di Maurizio Contigiani

Siamo sull’orlo del baratro e l’Italietta politica si è già schiantata senza che noi ce ne fossimo ancora accorti. Continuiamo a seguire questi miseri resti umani che disquisiscono a livelli penosi per mendicare voti penosi, utili solo al loro futuro.

In nome delle sanzioni che gli americani ci hanno imposto di applicare, l’Europa sta implodendo per effetto delle normalissime ritorsioni russe. Ci speravamo tanto, in una ripresa morale ed economica dopo il Covid. Agli italiani erano stati concessi duecento miliardi per migliorare la giustizia, le infrastrutture, la sanità pubblica, la scuola, l’impiego dell’energia rinnovabile, le disuguaglianze sociali e invece niente. Il Covid non è ancora finito e nessuno fiata, tanto ci sono due vaccini, rigorosamente ed esclusivamente americani, che lasciano correre i contagi a ruota libera ma, in compenso, ci “preservano” dalle ospedalizzazioni. Nessuno, in questa campagna elettorale, si espone affinché questa maledetta guerra possa trovare uno straccio di negoziato e il motivo è sempre quello, sono tutti schiavi degli americani.

Gli americani che hanno tradito la buona fede di Gorbaciov, evitando di ratificare per iscritto la promessa di non portare l’influenza Nato ai confini dell’ex Unione Sovietica in cambio dell’unificazione delle due Germanie. Gli americani di BlackRock, un fondo di investimento con un capitale equivalente al Pil di Germania, Francia e Italia messe insieme, con le mani in pasta nei capitali delle più grandi industrie di armamenti, sempre americane, il cui prodotto non può essere consumato come tutti gli altri: per consumarlo bisogna che qualcuno muoia e le guerre, per gli Stati Uniti, non debbono mai finire. Gli stessi americani che avevano gioito alla caduta dell’Urss oggi rosicano nel vedere il loro antagonista tornato ancora una volta competitivo, non solo dal punto di vista militare ma soprattutto da quello economico.

Si scandalizzano del Putin dittatore che avvelena gli oppositori e ammazza i giornalisti, quando la loro storia è piena di presidenti, di paladini dei diritti umani, di cantautori scomodi ammazzati solo perché di intralcio alle loro potentissime lobby, alcune delle quali non si possono nemmeno nominare. E oggi non si scandalizzano per il modo in cui loro stessi sono rappresentati da personaggi che, a cercarne di peggio, nemmeno tra i fantocci che hanno imposto nelle varie repubbliche delle banane. Trump e Biden sono le facce della stessa medaglia. E’ diverso il loro modo di essere ridicoli, grotteschi al punto da rendere superflua qualsiasi specificazione in merito. E noi europei continuiamo a seguire questa nazione nelle sue isterie, nelle sue manie espansive, nel suo modello di capitalismo che non regge più, basato su una crescita che non potrà mai essere infinita. Come nello sport ci sono limiti che non potranno mai essere superati, come un uomo non potrà mai saltare più di tre metri oppure percorrere i cento metri i cinque secondi, così ci si dovrà accontentare di progressi sempre più vicini ai centesimi di secondo, poi ci si dovrà rassegnare.

Noi europei, che abbiamo inventato l’Occidente, che lo abbiamo esportato oltre Atlantico attraverso persone nel cui Dna risiedeva l’ambizione, la voglia di sgomitare, la mancanza di scrupoli – mettiamoci anche la disperazione – quella selezione di europei ha fatto in modo di creare una realtà dai connotati unici, una società in grado di affermarsi in virtù dei parametri di cui sopra, sterminando i nativi attraverso la più grande pulizia etnica che la storia ricordi, sostituendoli con i neri, portati in loco in catene. Una società che oggi non ha rispetto nemmeno per le sue origini, che impone a noi quello che per noi sarà la rovina in nome del suo benessere, un benessere segnato anche per gli Yankees, dallo stesso principio attraverso il quale è stato generato, quell’impossibile crescita infinita quando “al mondo, di infinito, esiste solo l’universo e la stupidità umana”.

About this publication