Toxic Trump Is underneath a Wave of Mockery

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Toxic Trump sotto l’onda degli sfottò

di Massimo Gaggi | 10 novembre 2022

Per anni The Donald ha denigrato gli avversari con nomignoli di tutti i tipi ma adesso c’è chi, come i conservatori del New York Post, cerca di batterlo al suo stesso gioco

Tra due anni sarà Toxic Trump a sfidare Sleepy Joe per la Casa Bianca? Da due giorni il mondo dei conservatori che non ne possono più di The Donald ma che non alzavano la testa per timore di vedersela tagliata, hanno preso coraggio dopo l’esito, infausto per l’ex presidente, del voto di martedì: ora o mai più. Paul Ryan, che fu speaker della Camera, poi candidato vicepresidente, mentre ora fa il consulente, dice che l’ineleggibilità di Trump emergerà, chiara, prima del 2024: lui riesce a restare a galla solo incutendo paura.

Il Wall Street Journal, voce dell’establishment conservatore, dedica editoriali alla superiorità di DeSantis come capacità di governo e affidabilità. Mike Pence alza la testa e lo fa con un’intervista esclusiva alla CNN, rete odiata da Trump. Ma c’è anche chi avverte che disarcionare un personaggio comunque forte di un esercito sterminato di fedelissimi e da sempre dotato di una diabolica capacità di demolire gli avversari calunniandoli o ridicolizzandoli, è difficilissimo.

È vero: nella sua corsa alla Casa Bianca Trump ha distrutto Marco Rubio chiamandolo Little Marco, Jeb Bush con Low energy Jeb, mentre per Ted Cruz allo sfregio del soprannome (Lyin’ Ted, Ted il bugiardo) ha pensato bene di aggiungere, per sicurezza, la calunnia: ha detto che suo padre era stato complice di Lee Oswald nell’assassinio di John Kennedy (1963). A sinistra se l’è presa soprattutto con Elizabeth Warren (Pocahontas) e ha cercato di appiccicare su Hillary Clinton l’immagine della truffatrice col suo Crooked Hillary.

Ma The Donald sta perdendo la capacità di distruggere col sarcasmo. Il suo Sleepy Joe viene ancora citato in continuazione dai media di destra e certamente ha pesato, anche a sinistra, sull’immagine di senilità e lentezza che pesa su Biden, ma non gli ha impedito di diventare presidente. E quando Trump si è messo a chiamare nei comizi DeSantis, DeSanctimonious non ha avuto le solite ovazioni: il governatore della Florida piace anche ai trumpiani.

Non solo i suoi nickname non funzionano più, ma adesso c’è chi, come i conservatori del New York Post, cerca di batterlo al suo stesso gioco soprannominandolo Toxic Trump: per le sue vendette politiche sceglie i candidati sbagliati che fanno perdere seggi a raffica ai conservatori: «Come un insetticida Raid: un perfetto repellente – scrivono – che fa scappare i voti».

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