Se Trump perde il centro del ring
di Massimo Gaggi | 8 agosto 2024
The Donald continua ad essere acclamato ovunque ma non riesce a riprendere il controllo della narrativa. Cerca di disarmare Kamala ed Elon Musk lo aiuta usando la rete X come megafono. Ma il suo metodo consueto potrebbe non funzionare più contro un avversario gioviale
Donald Trump va ad Atlanta per raccogliere una folla più vasta di quella che ha appena gremito l’arena dell’università per ascoltare Kamala Harris. E mugugna: Crazy Kamala riempie gli stadi solo grazie ai rapper che cantano ai suoi comizi. Poi vede qualche vuoto in platea e se la prende con l’università: «Bloccano i miei fan ai cancelli: per motivi di sicurezza, dicono, ma è una congiura contro di me».
Il candidato repubblicano è nervoso e non solo perché il ritiro di Biden ha scombinato i suoi piani: i sondaggi, che fino alla convention di Milwaukee lo davano per vincitore con ampio margine, ora offrono un quadro più equilibrato. Effetto momentaneo della «luna di miele» mediatica guadagnata dalla Harris con l’investitura, lo rassicurano gli strateghi della sua campagna. Per l’egocentrico Trump capace, fin dalla discesa in campo nel 2015, di costruire il suo successo politico riempiendo le piazze e dominando il ciclo delle news, questi sono giorni di sofferenza: i rilievi ossessivi sulle dimensioni delle rispettive platee sono la spia del suo allarme. Il popolo Maga affolla sempre i suoi comizi, ma ora deve vedersela con un’avversaria che sembra capace di attirare grandi folle: mai accaduto prima, né con Hillary Clinton, né con Joe Biden. «Una decina di giorni e tornerai al centro del ring mediatico» gli avevano promesso. Ma sono passate due settimane e Kamala è più protagonista che mai, anche grazie alla scelta del popolare governatore del Minnesota, Tim Walz, col quale ha subito iniziato un tour di comizi in tutti gli Stati in bilico dalla Pennsylvania alla Georgia. Il vice di Trump, JD Vance, li insegue andando a parlare nelle stesse piazze, dal Wisconsin al Michigan.
The Donald continua ad essere acclamato ovunque ma non riesce a riprendere il controllo della narrativa. Cerca di disarmare Kamala: pazza, radicale, socialista. Attacca Walz: ha lasciato la Guardia nazionale per non combattere in Irak (detto da lui che ha evitato il servizio militare). Ma il suo metodo consueto — spaventare la gente descrivendo scenari da incubo in caso di vittoria democratica — potrebbe non funzionare più contro un avversario gioviale: il «guerriero felice» Walz che, col sorriso sulle labbra, gli appiccica addosso l’epiteto weird, strambo. Per ora più efficace di quelli usati da Trump per demolire i suoi avversari. La gioventù multietnica di Kamala, l’empatia di Walz: novità che Trump fatica a contenere. Durerà?
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