Torture, Obama assolve la Cia
Il presidente americano concede
l’immunità agli agenti che hanno
usato maniere forti con i detenuti
NEW YORK
L’era Bush è finita, l’«oscuro» capitolo degli abusi e delle torture negli interrogatori va superato con la «riflessione» e non con la «vendetta». Il presidente Usa, Barack Obama, ha annunciato così la svolta americana sui metodi di detenzione e sulle tecniche di interrogatorio impiegati dalla Cia. Un cambiamento rivelato ieri con un comunicato in cui il presidente ha fatto sapere di non aver intenzione di perseguire gli agenti della Cia implicati e accompagnato da quattro documenti in cui, nero su bianco, si descrivono le durissime tecniche avallate dall’Amministrazione Bush.
Detenuti tenuti svegli per undici giorni di seguito; sbattuti contro le pareti con uno speciale collare al collo e poi rinchiusi in un container ermetico al buio insieme a insetti; detenuti lasciati completamente nudi e al freddo per giorni, senza cibo, oppure ammanettati per periodi prolungati; simulazioni di annegamento, il famigerato «waterboarding». Non solo, i memo rivelano anche il quadro legale entro il quale agire senza problemi nella base di Guantanamo e nelle altre carceri Usa. Le tecniche furono usate contro 14 detenuti che secondo gli Usa avevano un «valore» particolare, dopo gli attacchi dell’11 settembre: tra gli altri, l’uomo considerato il ’cervellò dell’11 settembre, Khalid Sheikh Mohammed, che si era inizialmente rifiutato di rispondere agli interrogatori; e l’amministrazione Bush si convinse che proprio gli interrogatori «rafforzati» usati successivamente contribuirono ad evitare ulteriori attentati, come lo schianto di un aereo dirottato contro una torre di Los Angeles. «Coloro che hanno fatto il loro dovere in buona – ha spiegato Obama – basandosi sui consigli legali del Dipartimento di Giustizia non saranno perseguiti».
Sui metodi di tortura Obama ha quindi ribadito che gli Usa hanno una volta per tutte messo la parola fine alle pratiche «che minano la nostra autorità morale e non ci rendono allo stesso tempo più sicuri». Da qui la decisione di voltare pagina mostrando la cruda realtà: «Le nostre informazioni riservate vengono normalmente protette per ragioni di sicurezza, ma ho deciso di pubblicare questi memorandum preche credo fortemente nella trasparenza e nella responsabilità». Una decisione comunque destinata a creare polemiche: da Amnesty Internationale sono infatti arrivate le prime critiche alla decisione di non punire i responsabili («un salvacondotto gratis per l’impunità») mentre il Centro per diritti costituzionali Usa ha parlato della «più grande delusione» arrivata dall’Amministrazione Obama.
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