Why Obama Is Unpopular

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Perché Obama è impopolare

di Luigi Zingales

Il suo elettorato di centro è scontento delle riforme fatte finora: troppo radicali

(15 ottobre 2010)

Chi è meglio come presidente: George Bush o Barack Obama? Non si tratta di uno scherzo, ma della domanda posta da un recente sondaggio condotto dalla Cnn. Sorprendentemente il 45 per cento degli americani ha risposto Bush, quasi quanto quelli che hanno risposto Obama (47 per cento). Come è possibile che l’attuale presidente americano, che all’inaugurazione godeva del sostegno del 65 per cento degli americani, si sia ridotto oggi ad un consenso di solo il 48 per cento? Come è possibile che la percentuale di coloro che lo disapprovano sia salita dal 16 per cento al 41 per cento? Come è possibile che sia considerato alla stregua di George Bush? Dall’Italia è difficile capirlo. Il presidente Obama ha mantenuto la maggior parte delle promesse del candidato Obama (riforma sanitaria, ritiro dall’Iraq, riduzione delle tasse per il 95 per cento della popolazione) nonostante si sia trovato a gestire la peggior crisi economica dalla Grande Depressione. La sua amministrazione non è stata colpita da nessun grosso scandalo e si è fatta promotrice di alcune riforme d’avanguardia (come quella sulla scuola da me descritta in una precedente rubrica). Qual è la causa di questo crollo che rischia di far perdere ai democratici la maggioranza sia alla Camera dei rappresentanti sia al Senato?

Per capirlo bisogna risalire al successo del candidato Obama. Pur venendo dalla sinistra democratica, Obama aveva vinto conquistando gli indipendenti, con un messaggio che travalicava le tradizionali divisioni ideologiche. “Non ci sono Stati blu (quelli a maggioranza democratica) e Stati rossi (quelli a maggioranza repubblicana), ma solo gli Stati Uniti d’America” amava ripetere il candidato Obama. Le sue posizioni, pragmatiche ed un po’ tecnocratiche, piacevano agli indipendenti che sono l’ago della bilancia del sistema elettorale americano. Obama era riuscito a strappare ai repubblicani perfino l’arma dei tagli fiscali: al momento delle elezioni il 31 per cento degli americani riteneva che Obama avrebbe tagliato le tasse contro l’11 per cento che riteneva che McCain l’avrebbe fatto. La campagna elettorale di Obama ricordava, per ideali e retorica, quella di Ronald Reagan, che da candidato si era mosso da posizioni più radicali verso il centro dell’asse politico, conquistando una fetta consistente dell’elettorato moderato, poi ribattezzato “democratici reaganiani.”

Da presidente, però, Obama non ha governato come Reagan o Clinton, rivolgendosi al centro dello schieramento politico, ma da esponente della sinistra democratica. Invece di avanzare proposte moderate e imporle all’ala più estrema dei democratici in Congresso, Obama ha fatto sue le proposte dell’ala più estrema dei democratici, trovandosi poi costretto a ridimensionarle per ottener il sostegno dei democratici moderati. Il risultato è che sulle grandi riforme la maggioranza degli americani (e ancora più la maggioranza degli indipendenti) non lo ha seguito. A cominciare dal massiccio stimolo fiscale approvato appena nominato presidente. I sondaggi indicano che gli americani avrebbero preferito (con un margine di quasi 3 a 1) un pacchetto fiscale più moderato.

Lo stesso vale per la riforma sanitaria. Nonostante che in linea di principio questa riforma fosse voluta dalla maggioranza degli americani, il testo approvato trova il consenso di solo il 45 per cento degli elettori, mentre un 54 per cento è contro. L’ultimo esempio è la riforma del sistema finanziario. La maggioranza degli americani voleva un intervento in questo campo. Ciononostante, l’ultimo sondaggio condotto da Chicago Booth e Kellogg School indica che solo il 12 per cento si dichiara soddisfatto o molto soddisfatto della legge Dodd Frank approvata in luglio contro un 54 per cento che si dichiara insoddisfatto o molto insoddisfatto. In questo caso sembra che Obama abbia fallito in entrambi gli obiettivi della riforma. Solo il 34 per cento degli intervistati ritiene che l’agenzia a protezione dei consumatori creata dalla nuova legge sia utile e solo il 33 per cento ritiene che le misure introdotte siano sufficienti a prevenire la necessità di futuri salvataggi delle banche.

Forse che Obama è condannato a essere presidente per un solo mandato? Assolutamente no. La miglior cosa che possa capitargli è che i repubblicani conquistino la maggioranza in entrambi i lati del parlamento. Questo costringerebbe Obama a diventare quello che aveva promesso di essere: un presidente che travalica le divisioni partitiche e che cerca il compromesso per il meglio del Paese: al centro.

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