C’è un’altra data da ricordare, nella tormentata storia dell’evoluzione dei media: per la prima volta una vecchia, gloriosa testata è stata assorbita ieri da un sito web con appena due anni di vita. Ma le nozze fra «Newsweek» e «The Daily Beast», secondo molti critici, potrebbero anche fare male a entrambi. «Newsweek» è stato fondato nel 1933. Il primo numero del settimanale aveva in copertina sette fotografie, una per ogni giorno della settimana, e costava 10 centesimi. Acquistato dal «Washington Post» nel 1961, si è battuto con onore sul mercato: negli anni migliori la tiratura è stata di sei milioni di copie, contese al rivale «Time» grazie a una elevata qualità e a un orientamento più liberale. «The Daily Beast» è apparso per la prima volta online solo nell’ottobre del 2008.
È stato fondato dall’agguerrita ex direttrice di «Vanity Fair» e del «New Yorker», Tina Brown, sull’onda di altri siti simili, come il «Drudge Report» o «Politico», e prometteva di rivelare scandali e segreti politici, ma finora non ha combinato granché. Ancora oggi, solo un terzo del contenuto è originale, mentre il resto del materiale è preso gratuitamente da giornali e pubblicazioni tradizionali. Il «Daily Beast» vanta comunque cinque milioni di visitatori unici al mese, che sono cresciuti anche grazie a nuove determinanti rubriche come «Sexy Beast».
Se «Newsweek» non avesse commesso troppi errori, probabilmente del matrimonio non ci sarebbe stato bisogno. Quasi tutte le decisioni che i suoi dirigenti hanno preso nel 2008, a causa dei primi segnali di una grave crisi, si sono rivelate sbagliate e hanno incrementato le perdite, arrivate a 11 milioni di dollari solo nel primo trimestre di quest’anno. Anche i giornalisti hanno fatto la loro parte: Michael Isikoff aveva ad esempio nel 1998 tutti gli elementi per scrivere la storia di Clinton e Monica Lewinsky, ma il settimanale tentennò e si fece bruciare dal «Drudge Report». Lo stesso Isikoff scrisse più recentemente che a Guantanamo le guardie avevano gettato una copia del Corano nel gabinetto e ammise poi di non esserne sicuro quando manifestazioni di musulmani indignati avevano già causato vittime in tutto il mondo.
Ormai al collasso, «Newsweek» era stato venduto nell’agosto scorso per un simbolico dollaro al miliardario Sidney Harman, uno che, grazie ai suoi 92 anni, di vecchi media se ne intende. Tina Brown è convinta che «The Daily Beast», con il suo metabolismo attivo, infonderà nuove energie a «Newsweek» e che in cambio la testata del glorioso settimanale darà maggiore autorevolezza e credibilità al sito web.
Il matrimonio, in fondo, ricorda quelli che i nobili decaduti contraevano con persone facoltose: un titolo in cambio di denaro. Ma, come molte di queste unioni, non è detto che funzioni. L’integrazione sarà difficile e i frequentatori del «Daily Beast» sono i più perplessi. Nel blog di Tina Brown ieri c’erano commenti astiosi: «L’operazione – scriveva un lettore – servirà solo a raddoppiare il valore di Newsweek a due dollari». E un altro, lapidario: «Potrete mettere insieme tanti tacchini quanti vorrete, ma non li trasformerete mai in un’aquila».
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.