CIA Double Agent Foils al-Qaida Bomb Plot

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STATI UNITI

Un agente Cia che faceva il doppio gioco

così gli Usa hanno sventato l’attentato

L’annuncio di una nuova minaccia terroristica evitata a bordo di un aereo americano si arricchisce di un particolare: il movimento aveva incaricato di farsi esplodere un militante che in realtà collaborava con l’intelligence di Washington. Che ha consegnato l’esplosivo

NEW YORK – L’ordigno che Al Qaeda aveva studiato per celebrare con un gran botto l’anniversario della morte di Bin Laden sarebbe stato così potente da squarciare nell’aria l’aereo diretto sugli Stati Uniti. Ma l’aspirante suicida che doveva portare a termine il piano sanguinario aveva in realtà tutta un’altra missione in programma: finanziata dalla Cia.

Sì, era un informatore dei servizi americani il militante arabo che la fazione più attiva e pericolosa degli eredi di Osama, e cioè Al Qaeda nella Penisola Arabica, aveva scelto per tornare a colpire sul territorio americano dieci anni dopo l’orrore dell’11 settembre. Questa volta i terroristi non volevano rischiare l’ennesimo flop: affidandosi come avevano fatto tre anni fa a un volenteroso ma imbranato slip-bomber come Umar Farouk Abdulmutallab 1.

Allora il giovanissimo nigeriano era riuscito a passare i controlli degli aeroporti di mezzo mondo, dall’Africa all’Europa, malgrado fosse sulla no fly list: ma poi sul cielo di Detroit non era fortunatamente riuscito a dare fuoco alle sue mutande-bomba sul volo 253 United quel benedetto giorno di Natale 2009.

Ora l’ingegnere folle di Al Qaeda, Ibrahim Hassan al-Asiri, aveva costruito un nuovo ordigno, che non conteneva metallo e quindi sarebbe sfuggito ai metal detector degli aeroporti: ed era così piccolo, ed era così bene celato negli slip da poter sfuggire

anche ai palpeggiamenti che gli uomini della sicurezza aerea riservano ai sospetti.

I capi dei terroristi, poi, si erano affidati stavolta a un “professionista”, un militante arabo di cui potevano fidarsi. Così professionista, infatti, che lavorava per due padroni. Un doppio agente: come quelli dei romanzi di spie. Che si è fatto consegnare la nuova, pericolosissima arma, e invece di acquistare un biglietto per farsi esplodere sugli Usa si è andato a consegnare direttamente ai servizi a stelle e strisce.

La rivelazione dei funzionari americani e yemeniti è un colpo alla credibilità di Al Qaeda e un’altra stelletta sul petto di Barack Obama. Gli 007 Usa sapevano del piano da almeno qualche settimana. Ma il ritardo per l’annuncio dello scampato pericolo si deve proprio alla necessità di aver dovuto assicurare protezione all’agente doppio e alla sua famiglia. Il “kamikaze della Cia” è adesso protetto in una località top secret dell’Arabia Saudita: particolare che porta almeno a tre gli stati coinvolti nella scoperta del complotto.

Secondo i servizi Usa si tratta dell’attentato più pericoloso finora studiato da Al Qaeda nella Penisola Arabica, che si era riorganizzata strategicamente dopo l’eliminazione del suo leader Anwar Al Awlaki, l’imam che – essendo nato da una famiglia araba nel New Mexico – è stato il primo cittadino americano ucciso per ordine della Cia, a pochi giorni dall’eliminazione di Bin Laden.

Una riorganizzazione adesso però compromessa non solo dalla scoperta dell’attentato: sempre grazie alle rivelazioni del superagente doppiamente segreto gli americani sono riusciti infatti pochi giorni fa a colpire con un drone l’uomo che aveva preso il posto di Awlaki, Fahd Mohanmed Ahmed al-Quso.

Un vero uno-due, dunque: un’operazione straordinaria. Un doppio colpo dell’antiterrorismo reso possibile grazie a un militante arabo che gli americani possono ora, a ragione, considerare un eroe: e che fino a poche settimane fa pregava con i nipotini di Bin Laden.

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