Armi ai narcos, bufera sul ministro Usa
la destra sogna un “Watergate di Obama”
Il Congresso ha ‘censurato’ il comportamento di Eric Holder per le sue risposte durante le audizioni sull’operazione Fast and Furious: gli Usa fornirono armi ai narcotrafficanti per seguirle e bloccare il commercio di droga. Ma si è rivelata un fallimento totale. E il presidente rischia di farne le spese
NEW YORK – Fast and Furious, veloce e furioso: è il nome in codice di una disgraziatissima operazione segreta che gli Stati Uniti organizzarono contro i narcos. Sta diventando un incubo per Barack Obama. Uno scandalo che la destra vuole trasformare nel “Watergate di Obama”.
Un primo passo in questa direzione è stato fatto: stasera la commissione della Camera che indaga su quella vicenda ha votato ufficialmente la censura per il segretario alla Giustizia, Eric Holder. La settimana prossima sarà la Camera in seduta plenaria ad occuparsene: è la prima volta nella storia degli Stati Uniti che un segretario alla Giustizia subirà un ‘processo’ alla Camera. Rischia grosso: Holder potrebbe saltare, se riconosciuto colpevole di “disprezzo del Congresso”. Obama perderebbe uno degli uomini più fidati, un esponente di punta della sua Amministrazione, l’afroamericano più importante in questo governo dopo il presidente stesso.
All’origine di tutto c’è la maledetta operazione Fast and Furious, un programma segreto con cui l’agenzia federale anti-droga Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosive (abbreviata Atf) forniva armi ai narcos con l’intenzione di ‘pedinare’ il percorso di queste armi per arrivare ai capi delle organizzazioni mafiose.
Un disastro, perché di molte armi fu persa ogni traccia, altre furono usate dai narcos in conflitti a fuoco dove persero la vita poliziotti messicani ed anche un agente federale Usa. Nessun capo dei narcos è stato catturato grazie a Fast and Furious. La portata dello scandalo ha avuto ripercussioni negative perfino sulle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Messico.
Operazioni di questo genere risalgono al 2006 e quindi vi è implicata anche l’Amministrazione Bush. Dove Holder però si è cacciato nei guai è nelle risposte che ha dato alle prime interrogazioni parlamentari. Il segretario alla Giustizia inizialmente minimizzò il proprio ruolo e le informazioni di cui disponeva. In certi casi i parlamentari che indagano sullo scandalo ritengono di essere stati deliberatamente ingannati dal ministro.
Ad aggravare la situazione, c’è il fatto che l’indagine si svolge alla Camera dove i repubblicani hanno la maggioranza. Il voto di ieri in Commissione ha obbedito a una rigida disciplina di partito. Stando così le cose, si rischia il bis la settimana prossima. La destra difficilmente si lascerà sfuggire l’occasione ghiotta per infliggere un duro colpo all’immagine di Obama a pochi mesi dalle elezioni.
Tanto più che dietro la campagna contro Holder a destra c’è una corrente ‘complottista’, che da mesi ha la sua cassa di risonanza nei talkshow radiofonici più estremisti e ha trovato ascolto anche fra alcuni parlamentari. In questa frangia, che ha dimenticato le origini di Fast and Furious sotto George Bush, tutta l’operazione di fornitura di armi ai narcos avrebbe avuto una finalità ben diversa: secondo questa teoria del complotto Obama voleva innescare una escalation di violenza, per potervi innestare una campagna contro il possesso delle armi. E’ un vecchio spauracchio della destra, l’idea che il presidente nero voglia privare gli americani di uno dei loro diritti “fondamentali”. A nulla è valso che Obama sia stato in realtà silenzioso sul tema delle armi durante tutto il suo mandato.
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