Obama delude pure Newtown La strage di bambini continua
Critiche al presidente per un’altra promessa mancata: un anno dopo l’eccidio nella scuola, non è riuscito a limitare le armi. E sono morti altri 194 bimbi
Un minuto di silenzio e ventisei candele bianche accese da Barack e Michelle Obama durante una semplice cerimonia in una piccola sala della Casa Bianca.
Ventisei, tante quante le vittime della strage di Newtown. Il 14 dicembre 2012 la cittadina del Connecticut diventa involontario palcoscenico di una delle più atroci stragi della storia americana. Venti bambini e sei adulti della Sandy Hook Elementary School vengono crivellati dai colpi del Bushmaster AR-15 di Adam Lanza, ventenne con problemi mentali alle spalle. Il ragazzo aveva a disposizione un arsenale, fucili e pistole legalmente acquistate dalla madre, appassionata di armi e tiro al poligono, dove si recava in compagnia dei figli.
Quel giorno Barack Obama, in lacrime, aveva giurato che le cose in America sarebbero cambiate: della promessa del presidente rimane però molto poco, la sua crociata per il controllo delle armi ha fallito. Lo dicono le statistiche e lo conferma l’ennesimo episodio di sangue che ha sconvolto gli Stati Uniti. Venerdì uno studente è entrato nel liceo Arapahoe di Centennial, in Colorado, aprendo il fuoco e ferendo due compagni, uno dei quali versa in gravi condizioni. Il suo obiettivo sembra fosse un insegnante, ma l’aspirante omicida si è tolto la vita prima di portare a compimento il piano. Un copione a mano armata visto già troppe volte, ancor più drammatico perchè avvenuto alla vigilia del primo anniversario della strage di Newtown, ma anche per la spettrale vicinanza con Aurora e Columbine, teatri di altri due massacri figli del Far West delle armi.
Bambini e teenager, sono loro spesso le vittime sacrificali. Secondo i dati diffusi dalla rivista MotherJones, nell’ultimo anno 194 minori sotto i 12 anni sono morti a causa di incidenti legati alle armi da fuoco. Non solo per mano di killer più o meno improvvisati, ma anche a causa di pistole e fucili lasciati incustoditi, come è accaduto a Taj Ayesh, due anni, della Florida, ferito a morte mentre stava giocando con la pistola del padre. A 365 giorni di distanza da Sandy Hook, malgrado l’indignazione popolare e le promesse del presidente, sono stati approvati dalle autorità statali 109 provvedimenti in materia, ma di questi 70 prevedono un allentamento dei controlli, mentre solo 39 impongono maggiori restrizioni a carico dei possessori di armi. Lo sforzo di Obama si è infranto sul muro di ostruzionismo di un Congresso profondamente spaccato tra democratici e repubblicani, ma anche diviso all’interno delle stesse compagini. Al Senato, la lobby delle armi foraggiata dalla potente National Rifle Association (Nra), ha avuto la meglio causando la paralisi pressoché totale.
La dottrina Obama prevedeva la messa al bando dei fucili d’assalto, come quello utilizzato da Lanza, il divieto di vendita ai privati cittadini dei super-caricatori, e controlli preventivi sugli acquirenti. Oggi invece, le armi d’assalto sono ancora liberamente vendute in negozi e supermercati, e le restrizioni sulle licenze vanificate da cavilli legali. E dopo l’ondata emotiva seguita alla strage di un anno fa, anche la spinta popolare al cambiamento si è andata affievolendo dinanzi agli altri problemi del Paese. I sondaggi parlano chiaro: solo il 52% degli americani vuole norme più severe sulla circolazione delle armi, a fronte del 61% registrato a febbraio. E dinanzi all’impotenza delle istituzioni anche i cittadini di Newtown hanno deciso di non ospitare alcuna cerimonia ufficiale, e piangere i 26 morti della Sandy Hook stretti nel silenzio del loro dolore.
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