Stati Uniti: la nuova schiavitù è il debito degli studenti
—Roberto Ciccarelli, 11.3.2014
(Repost da La furia dei cervelli)
Capitalismo. Non solo mutui subprime. Nel 2010 il debito studentesco negli Usa ha superato quello delle carte di credito. Oggi, insieme a quella dei buoni del Tesoro l’istruzione, è la bolla speculativa più grande al mondo. Uno scenario che aspetta anche l’Italia?
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«Vuoi soldi in prestito dal governo? Non essere uno studente, sii una banca». La provocazione è venuta da una senatrice americana che nell’autunno del 2013 commentava sul proprio sito un’incredibile notizia.
Con 864 miliardi dollari in prestiti federali e 150 miliardi di dollari in prestiti privati, i debiti degli studenti Usa superano oggi 1 trilione di dollari. Gli studenti laureati, ma sempre più precari o disoccupati, non riescono a ripagare i debiti. A meno di 30 anni esiste oggi una generazione fallita, o meglio in bacarotta. Come un’azienda, oppure una banca: Lehmann Brothers, per fare un esempio. Trentasette milioni di persone, con una laurea o un diploma, non riescono a ripagare i debiti più gli interessi che hanno dovuto contrarre con autorità federali o con enti specializzati per pagare un’istruzione che nel mondo anglosassone (Canada, come in Inghilterra) si paga.
Secondo la Federal Reserve Bank di New York, il debito studentesco, a partire dal primo trimestre 2012, il saldo medio dei prestiti agli studenti di tutte le età era di 24.301 dollari. Circa un quarto dei mutuatari devono più di 28 mila dollari, il 10 % deve più di 54 mila euro, il 3 % più di 100 mila dollari, 167 mila persone devono più di 200 mila dollari. Su 37 milioni di giovani debitori, il 14 %, circa 5,4 milioni under 30 hanno in passato chiesto un prestito per pagarsi gli studi.
Per ogni studente che non riesce a ripagare il debito, e dichiara fallimento, almeno altri due debitori diventano delinquenti. Hanno cioè perso tutto quello che avevano e, per sopravvivere, sono costretti a diventare criminali. Questa realtà non riguarda solo i neo-laureati, ma tutte le generazioni che conducono una vita ossessionata dall’idea di ripagare i debiti formativi. Tra i 30 e i 39enni sono più di dieci milioni, 5,7 milioni tra i 40-49enni, 2,2 milioni sono gli ultra 60enni. Come effetto dell’esplosione della bolla finanziaria dei subprime, nel 2010 il debito degli studenti ha superato quello delle carte di credito.
Nel 2011 ha superato quello dei prestiti richiesti per acquistare un’automobile. Insieme alla nuova bolla finanziaria dei buoni del Tesoro – qualcuno l’ha definita la bolla più grande della storia economica – potrebbe scoppiare anche quella del debito studentesco che cresce 3 mila dollari al secondo.
Questo scenario traduce la vita al tempo degli uomini indebitati e rappresenta la «normalità» del capitalismo finanziario. Vuoi diventare ceto medio? Quindi devi studiare. Ma se vuoi studiare, devi pagarti un’istruzione di qualità con migliaia di dollari (spesso centinaia). La tua famiglia non ha soldi in banca e, dopo avere fatto i conti sul tavolo della cucina, si rivolge ad una banca. Si indebita, tu dovrai ripagare il debito con il lavoro. Ma come fai se sei precario, intermittente, povero?
Questo è il paradosso in cui vive da più di un decennio l’ex classe media, oggi diventata «classe pericolosa». Nell’ultimo quinquennio gli studenti Usa (inglesi e giapponesi) non sono rimasti a guardare. Numerose sono state le campagne di contro-informazione: «Occupy Student Debt» ha creato una piattaforma per raccontare questi orrori, seguito da organizzazioni come «Rebuild the Dream», «Education Trust», «Young Invincibles». Il presidente Obama ha approvato il programma «Pay as You Earn» che dilata i tempi dei pagamenti dei debitori. La petizione «Support the Student Loan Forgiveness Act» ha chiesto invece la cancellazione dei debiti.
Ma i debiti, oggi, vengono rimessi solo alle banche. Non agli studenti. La vita continua. In attesa del commissario liquidatore o di Equitalia.
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