C’è un sondaggio che spaventa Donald Trump. Secondo la Monmouth University in Iowa (dove il 1° febbraio 2016 si aprirà la corsa delle primarie, con i caucus) il neurochirurgo Ben Carson è in testa con ben 15 punti di vantaggio su Trump. Carson ha il 32% delle preferenze contro il 18% del miliardario. Accusato il colpo Trump è partito subito al contrattacco, prendendo di mira quel Carson che proprio lui, poche settimane fa, avrebbe voluto come suo vicepresidente: “Carson è un candidato moscio, più moscio addirittura di Jeb Bush”. A preoccupare Trump c’è anche il fatto che pure gli altri sondaggi sull’Iowa lo vedono sotto a Carson (leggi).
Dopo aver speso appena 108mila dollari di tasca propria tra luglio e agosto – 1.740 dollari al giorno – per la propria campagna elettorale, ora dovrà mettere mano al portafoglio se vuole contendere a Carson (antipolitico proprio come lui) il primato tra i candidati del Grand Old Party.
Nel frattempo Trump ha iniziato a prendere di mira Carson. Non solo dicendo che ha pochissima energia (super low energy) ma anche criticandolo per la religione professata: Carson è seguace della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno. Trump va giù con l’accetta: “Io sono presbiteriano, che in tutta onestà è come essere al centro della strada, tra la gente”. E sugli avventisti: “Non so cosa siano”. Il dottor Carson sabato ha replicato a Trump: “In diverse occasioni ho operato per 12, 15 o 20 ore al giorno, e ciò richiede molta energia. Non sono richiesti salti in su e giù e urla (ogni riferimento a Trump è voluto, ndr), ma serve tantissima concentrazione”.
Jeb Bush non molla e spera di rilancio, spostando uomini e mezzi della sua campagna proprio in Iowa e New Hamphire, dove partirà la corsa per la nomination. Forte di 133 milioni di dollari raccolti, può ancora giocarsi la partita ma deve ridurre le distanze e almeno avvicinarsi ai primi posti, risalendo dalle retrovie (gli ultimi sondaggi nazionali lo danno intorno all’8%, troppo poco per sperare di avere vita lunga). “Se queste elezioni sono una battaglia per non fare poi nulla di concreto, allora preferisco non farne parte”. Non è una ritirata, la sua, ma un invito alla concretezza: “Ho fatto molte cose buone, potrei realizzarne molte altre anziché restare ad ascoltare chi demonizza e perdendo tempo a fare la stessa cosa nei loro confronti. Questo è (solo) un gioco. Se volete questo eleggete Trump”.
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