Gli italoamericani contro il buonismo:
“Balbo deve continuare a volare”
(Chicago) È il pomeriggio del 15 luglio 1933, quando 24 Idrovolanti Savoia Marchetti S55 atterranno sulle acque piatte del lago Michigan, davanti a Chicago. Hanno appena compiuto una delle più grandi imprese della storia dell’aviazione, volando in formazione serrata da Roma agli Stati Uniti, e dimostrando che l’Oceano Atlantico non è più un ostacolo.
A guidare i centoquindici ufficiali e sottufficiali, un uomo che per la comunità italoamericana diventerà un eroe: Italo Balbo. La folla in festa lo accoglie con una moltitudine di bandiere italiane ed americane, ed erige, a ricordo dell’impresa, una colonna di epoca romana con inciso il suo nome. Roma incontra Chicago. E i due Paesi non sembrano mai essere stati così vicini. Nessuno avrebbe potuto immaginare, che a distanza di ottantaquattro anni, alcuni blogger ed attivisti “anti-razzisti” avrebbero pensato di protestare affinché il monumento a Balbo venisse abbattuto in quanto simbolo “fascista”.
Ma il mondo purtroppo è strano, e pieno di gente con il “pallino” per la riscrittura del passato in chiave politicamente corretta. Fortunatamente però, a Chicago, la comunità italoamericana è una di quelle che contano sul serio. Una di quelle che ha letteralmente costruito la città, ed oggi può decidere senza troppi problemi anche se un sindaco verrà riconfermato o meno. Incontriamo Dominic DiFrisco, presidente emerito del “Joint Civic Committee of Italian Americans”, insieme a suo nipote Dominic Gianni, Enza Raineri e Lissa Druss, in una sala del Gene&Georgetti, ristorante italiano aperto a Chicago dal 1941.
I quattro sono l’anima della comunità italiana in città e nel monumento a Balbo vedono un pezzo fondamentale della loro storia. “Quando ho saputo che qualcuno voleva abbattere il monumento di Italo Balbo – racconta DiFrisco – ho chiamato mio nipote e gli ho detto che sarei stato pronto a finire in galera pur di impedirlo. Da quel momento tutta la nostra comunità si è mobilitata in sua difesa. Per noi infatti è un simbolo di identità e di orgoglio troppo importante”.
Un simbolo, secondo DiFrisco, che non avrebbe nulla di negativo, ma anzi, sancirebbe l’amicizia tra due popoli. “Il monumento a Italo Balbo è una parte fondamentale della nostra storia, edificato per celebrare il volo degli idrovolanti italiani atterrati nel ’33 in occasione della Century Of Progress. Una sorta di esposizione mondiale per celebrare i cento anni della fondazione della città. In quel tempo, bisogna poi tener presente – continua DiFrisco – che Chicago era piena di immigrati italiani appena arrivati, che videro in quell’impresa internazionale un simbolo di orgoglio. Un motivo di vanto, in un paese nuovo e difficile”.
A rispondere in maniera calorosa, tuttavia, non furono soltanto i cittadini di origine italiana. “Gli stessi americani – spiega il presidente emerito del Jccia – rimasero fortemente impressionati dall’impresa di Balbo, ed anche i leader politici del tempo espressero ammirazione verso l’Italia. Nonostante alcuni dicano che a quei tempi ci fosse il fascismo, bisogna ammettere che l’Italia era un paese stimato a livello internazionale. E le parole di Franklin Roosevelt, Winston Churchill, e addirittura di Gandhi, sono lì a dimostrarlo”.
Al giorno d’oggi però gran parte dei contestatori del monumento ignorerebbero la storia del monumento stesso. “Coloro che vogliono rimuovere il monumento a Balbo – dichiara DiFrisco – non sono altro che degli ignoranti. Gente ci non conosce la storia e cerca di riscriverla a suo piacere. Tutto è cominciato infatti con la campagna tesa a screditare la figura di Cristoforo Colombo, raccontando palesi assurdità, come il fatto che avesse avuto un ruolo nello steminio degli indiani d’America, poi si è passati a Balbo, in un crescendo di follia. Grazie a dio però queste persone sono un’esigua minoranza, e la maggior parte dei cittadini di Chicago non ha sostenuto le loro proteste”.
Dopo alcuni mesi di polemiche la situazione sembrerebbe essersi avviata verso una soluzione positiva. “Fortunatamente le nostre rappresentanti Enza Raineri, e Lissa Druss – spiega DiFrisco – sono riuscite ad ottenere un proficuo incontro con il sindaco della città ed a scongiurare la rimozione del monumento. Abbiamo però dovuto accettare che la targa che oggi recita “dono dell’Italia Fascista” venga cambiata in “dono del popolo italiano”. Certo, è un compromesso, non una vittoria clamorosa, ma l’importante è che il nome di Balbo rimanga come simbolo dell’amicizia tra l’Italia e Chicago”. DiFrisco sarebbe così riuscito a mantenere una promessa: “Quando presi posizione in difesa di Balbo mi arrivarono moltissime lettere di sostegno. Ma una la ricordo bene – racconta -. C’era scritto: “Caro signor DiFrisco, ero una bambina quando Balbo arrivò in città, ma ero lì. In un mare di bandiere tricolori con mia madre e mio padre che piangevano sventolando la bandiera italiana. Non gli permetta di cancellare questa storia”. Come avrei potuto non esaudire la sua preghiera?”.
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