Perché bin Salman vuole incontrare Netanyahu?
Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman sta seriamente prendendo in considerazione l’idea di organizzare un summit – simile al vertice di Camp David del 2000 – con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump. Secondo quanto riportato da Middle East Eye, il principe ha chiesto alla task force da lui creata per affrontare le ripercussioni dell’omicidio del giornalista saudita e collaboratore del Washington Post, Jamal Khashoggi, di esaminare l’ipotesi.
Il luogo del possibile incontro sarebbe proprio Camp David, una delle residenze del Presidente degli Stati Uniti situata nell’area montuosa del Maryland settentrionale e che fu teatro del summit, nel 2000, tra l’allora presidente Bill Clinton, il primo ministro israeliano Ehud Barak e il presidente palestinese Yasser Arafat.
Il piano saudita
Come spiega Middle East Eye, l’obiettivo del probabile vertice è quello di presentare il principe ereditario saudita, accusato in prima persona dell’omicidio di Khashoggi e per questo screditato sul piano internazionale, in una veste nuova e come una sorta di “pacificatore” su modello dell’ex leader egiziano Anwar Sadat. Nel 1978, infatti, in un vertice organizzato sempre a Camp David dal presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, Sadat strinse la mano al primo ministro israeliano Menachem Begin. In quell’occasione furono firmato gli accordi di Campi David che portarono al Trattato di pace israelo-egiziano del 1979.
I due accordi – Un quadro per Pace in Medio Oriente e Un quadro per la Conclusione di un Trattato di pace tra Egitto e Israele – furono siglati dopo dodici giorni di negoziati. L’incontro portò l’Egitto a diventare il primo stato arabo a riconoscere Israele. Mohammed bin Salman crede che un vertice di questo tipo rappresenterebbe una grande opportunità per rifarsi un po’ la reputazione dopo la morte di Khashoggi. Da gennaio, infatti, il Congresso Usa potrebbe essere ancora più ostile a Riyad dato che i democratici prenderanno il controllo della Camera mentre diversi senatori repubblicani hanno apertamente accusato il principe di essere il mandante dell’omicidio dell’editorialista del Washington Post.
Come se non bastasse, nei giorni scorsi il Senato Usa ha votato – una scelta non vincolante, ma dal forte valore simbolico – la fine del sostegno (militare e non) a Riyad nello Yemen, individuando inoltre bin Salman in qualità di responsabile per la morte del giornalista dissidente . La settimana precedente, i senatori avevano già marcato una netta distinzione rispetto al presidente Trump, affermando che non vi “nessun dubbio” sul coinvolgimento del principe nel brutale assassinio avvenuto il 2 ottobre scorso al consolato saudita di Istanbul.
Riyad guarda a Israele per rifarsi il look
Al principe ereditario non resta che guardare a Israele per tentare di recuperare un po’ di autorevolezza negli Stati Uniti. La proposta di organizzare un incontro ufficiale con Netanyahu, tuttavia, ha diviso la task force saudita, che include l’intelligence saudita, l’esercito, i funzionari dei media e degli esteri e i consulenti politici. “Alcuni hanno espresso preoccupazione per le conseguenze sul mondo arabo e musulmano”, ha spiegato la fonte a Middle East Eye.
Altri, al contrario, si sono dichiarati meno preoccupati. “Bin Salman è entusiasta dell’idea. Viene da una nuova generazione e non sente il peso della storia sulle sue spalle. Lo ha mostrato ripetutamente. Non ha particolare simpatia per la causa palestinese” ha confermato la stessa fonte al giornale online. Incontrare Netanyahu negli Stati Uniti, dunque, potrebbe essere davvero la prossima mossa del controverso principe ereditario. Sarà sufficiente per recuperare la credibilità perduta?
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